È da poco uscita per Netflix la nuova stagione di Love, scritta e prodotta da Judd Apatow (Già autore di una serie cult come Freaks and Geeks) con la collaborazione di Paul Rust (Che interpreta anche il protagonista maschile) e Lesley Arfin (Precedentemente sceneggiatore della prima stagione di Girls). La seconda serie esce ad un anno esatto dalla precedente che già aveva riscosso un discreto successo..

[Attenzione potrebbero esserci spoiler]

I protagonisti sono sempre Gus Cruikshank, “il bravo ragazzo” interpretato da Paul Rust, e Mickey Dobbs la “ragazza incasinata” interpretata da Gillian Jacobs. Lo sfondo a questa storia è ancora una volta una Los Angeles che Apatow rappresenta secondo il suo stile come un contenitore di sogni infranti: attori tagliati dal cast, autori wannabe e lo spettro delle dipendenze:a lcool e droghe, certo, ma anche quella da sesso & relazioni. Proprio come confessato da Mickey a Gus sul finale della season 1.

Nella prima stagione è facile empatizzare con Gus: un nerd timido e insicuro che si ritrova sulla soglia dei 40 anni ancora a vivere in un complesso per giovani. Un lavoro poco gratificante come insegnante di una giovane attrice intollerante, protagonista di Witchita, serie per cui Gus sogna di poter scrivere. Quando finalmente incontra Mickey, la ragazza che potrebbe essere la svolta della sua vita, lei si dimostra una vera stronza. Perché è questo che viene fatto trasparire del personaggio di Gillian Jacobs nella prima serie: una ragazza egoista, con problemi di abusi di alcool e droghe, incapace di assumersi le proprie responsabilità e di gestire i rapporti con gli altri, tanto da avere una crisi di panico di fronte alla notizia dell’attesa di un bambino da parte di una coppia di vecchi amici: “We’re not dead yet fuckers!”.
Da qui il finale forse un po’ scontato, la classica comedy romantica: il ragazzo sfigatello incontra la bellezza da salvare. Lei lo rifiuta solo per poi rendersi conto di avere sbagliato. Da lì la strada per riconquistarlo. Bacio. Titoli di coda.

La seconda stagione riparte proprio da questo momento.
È qui la trovata di Apatow e compagni: cosa c’è dopo quel finale? Perché, certo, è un cliché piuttosto rassicurante quello del “e vissero felici e contenti”, ma pur sempre un cliché. Non ci vuole molto a realizzare che è una coppia che non può stare in piedi. Sono troppo distanti i due personaggi nel loro modo di essere e di affrontare la vita. Entrambi i hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri che sia per la timidezza o all’opposto per la propria sfrontatezza. Si crea un gioco degli opposti tipico delle sceneggiature di Apatow che cerca sempre di estremizzare vizi e virtù dei sui personaggi. Questa seconda stagione si sviluppa a partire da questo concetto, quello della coppia utopica bravo ragazzo/ragazza da salvare.
Ma di nuovo gli autori si divertono a sorprendere il pubblico. Sì perché sarebbe facile dire che i due sono troppo diversi. Lui timido ed insicuro e lei sfacciata e noncurante. Sarebbero comuni personaggi monodimensionali di una serie banale, di quelle delle 5 del pomeriggio con le risate registrate. L’evoluzione della storia invece ci porta a scoprire cosa sta nella profondità di Gus e Mickey.
Così il “bravo ragazzo” rivela la sua anima di personaggio sì insicuro ma che proprio per questo continua ad avere bisogno di attenzioni da parte dei propri amici. Costringere delle persone a vedere un episodio di una serie tv cancellata proprio perché inguardabile, solo perché lui figura tra gli autori, ha un nonsochè di passivo aggressivo piuttosto preoccupante. Senza contare la pressione psicologica con cui monitora la rehab della sua ragazza lasciando trasparire un senso di superiorità che riuscirebbe davvero ad infastidire chiunque.
Allo stesso tempo la “ribelle ed anticonformista” Mickey si mette a nudo dichiarando le proprie dipendenze rivelando una fragilità inaspettata. Un bisogno di sicurezze che continuamente le vengono sottratte (Il padre alcolizzato e poco presente, una coinquilina invasiva ed un ragazzo sempre pronto a correggerla al minimo errore).
Così più avanti nella serie si scopre che è il “timido Gus” a vantarsi di quando usciva contemporaneamente con due ragazze onestamente troppo fighe per lui mentre la “matta Mickey” oppressa dal ragazzo pensa di tornare dal ex accarezzando il sogno di una tranquilla vita familiare.

Riassumendo: Love riesce a distaccarsi dalla fascia delle comuni commedie romantiche grazie all’approfondimento dei personaggi e alle svolte della loro rappresentazione al pubblico che passa da amarli ad odiarli (spesso all’interno di uno stesso episodio) più che per le risate.
Ora resta da aspettare la season 3 (già confermata) per capire come Apatow riuscirà di nuovo a stupirci.

 

Simone Casarola