A cura di Paolo Ferrari
Il tour estivo dei Tre Allegri Ragazzi Morti è appena iniziato. La storica band di Pordenone porterà in giro per l’Italia e non solo (ultima data allo Sziget Festival di Budapest) il proprio sound multiforme, arricchito negli ultimi lavori dalla nuova passione per la cumbia colombiana. L’8 luglio i TARM saranno protagonisti de La Tempesta sul Lago, il festival de La Tempesta Dischi organizzato all’interno dell’Albori Music Fest di Paratico, in provincia di Brescia (qui il programma completo). Per l’occasione abbiamo fatto una bella chiacchierata con Davide Toffolo, cantante e chitarrista del gruppo, artista dalle mille sfaccettature che abbiamo sempre apprezzato nella sua intensa attività di musicista, fumettista e anche di attore. Gli abbiamo fatto domande a tutto campo provando a soffermarci sul concetto, tanto abusato e indefinito, di musica indie italiana. Insomma, chi meglio di lui avrebbe potuto fare chiarezza su una parola (indie) che oggi si usa troppo spesso a sproposito? Buona lettura.
Davide, partiamo dal recentissimo passato. Il vostro tour estivo si è aperto all’I-Days Festival di Monza. Avete suonato davanti a decine di migliaia di persone condividendo il palco con band del calibro di Rancid e Green Day. Ci racconti com’è andata?
È stato bellissimo! Rancid e Green Day sono due gruppi incredibili, l’area concerti era molto bella e il festival organizzato bene. La crew dei Green Day, in particolare, è venuta ad assistere al nostro concerto. Sono ragazzi molto curiosi di conoscere com’è la situazione del punk nel resto del mondo. Da quello che ho capito, sono stati loro a scegliere noi e gli Shandon come gruppi spalla, proprio perché sono interessati a capire dove sono le radici del punk nei posti in cui vanno a suonare. Credo che questa sia una cosa molto bella.
Sono decisamente d’accordo con te. Tra l’altro Rancid e Green Day hanno iniziato proprio come voi, cioè da due etichette indipendenti come la Epitaph e la Lookout Records. Con gli anni, però, in particolare i Green Day, sono passati a una dimensione mainstream. Ricordo che da ragazzino, quando le mie band preferite facevano il grande salto, lo vivevo come un tradimento. È così secondo te? È una questione di scelte? Di coerenza? Di compromessi?
La sensazione che provavi tu da ragazzino può capitare, anche se, come dicevi, dipende molto dall’età. I Green Day oggi sono un gruppo rock gigantesco, lo si capisce dallo spettacolo che fanno ai loro concerti. Certo, la loro natura ha una radice punk, ma poi sono diventati altro e credo che questo, anche per loro, sia un problema risolto. Ripeto, il loro live è potentissimo. Poi la loro musica è certamente di consumo, un concerto davanti a cinquantamila persone è comunque una cosa innaturale, smisurata. C’è a chi piace e a chi piace meno, però i contenuti dei concerti sono stati bellissimi.
Durante il vostro tour estivo toccherete diverse città italiane e prenderete parte a diversi festival. Tra questi c’è l’Albori Music Festival di Paratico, un appuntamento importante perché una delle tre giornate della rassegna sarà interamente dedicata alla vostra etichetta, La Tempesta Dischi, con il festival “La Tempesta sul Lago”. Come è nata la collaborazione con Albori?
Esatto, “La Tempesta sul Lago” è il festival estivo dell’etichetta. Si tratta di un festival itinerante che abbiamo già fatto a Ferrara, a Milano, a Udine e a Soliera, in provincia di Modena. Non lo facevamo da tre anni perché un festival di questo tipo ci costringe ogni volta a cercare dei partner diversi sul territorio. A volte li troviamo, altre volte è più difficile. Quest’anno abbiamo trovato Albori, che è nostro partner da tanti anni e ci ha proposto di organizzare il festival proprio nella zona dalla quale arrivano loro, che è il lago d’Iseo, un posto bellissimo. Siccome le feste della Tempesta hanno sempre una componente “paesaggistica”, quest’anno ci sembrava giusto farlo lì.
A Paratico suoneranno molti degli artisti indipendenti in circolazione in questo momento. Da un paio d’anni la cosiddetta musica indie italiana, oltre ad avere una risposta di pubblico più ampia, sembra essere cambiata. In alcuni casi particolari, potremmo quasi dire che “va di moda”. Tu che vieni da una scena diversa da quella attuale, cosa pensi della situazione odierna?
Ma sai, non è poi così vero che la scena indie attuale sia diversa da quella di un tempo. Pensa proprio ad Albori. Il primo giorno suonerà Samuel, che ha girato per 25 anni con il gruppo più forte che ci sia stato in Italia, il secondo giorno ci sarà il festival della Tempesta, mentre l’ultimo giorno suoneranno gli Zen Circus, che sono anche loro un pezzo della Tempesta, e i Fast Animals and Slow Kids, che sono un gruppo rock fortissimo. Credo che per fare un discorso di questo tipo si debbano fare delle distinzioni in base ai nomi.
Se ti dico Thegiornalisti?
I Thegiornalisti fanno pop-rock. Sono giornalisticamente definiti indipendenti… ma da cosa? Che tipo di scena indie sono i Thegiornalisti?
Sono d’accordo con te, la mia era solo una provocazione. Possiamo quindi dire che è tutta una questione di definizioni sbagliate?
Direi di sì. Parlare di scena indipendente italiana in questo momento mi sembra molto vago. Sono definizioni giornalistiche. Ci sono gruppi indipendenti veri, che fanno un lavoro di un certo tipo, con investimenti di un certo tipo, che possono essere definiti appunto indipendenti. Altri non lo sono. Quindi non dico che la scena non è cambiata, ma dire che il successo dei Thegiornalisti cambia la proporzione della percezione della musica indipendente italiana mi sembra sbagliato, perché non è quella roba lì. Il concerto dei Thegiornalisti sembra il Festivalbar.
Insomma, occorre fare delle distinzioni…
Facciamole, ma anche no… C’è gente a cui piace andare ai concerti piccoli o medi, a cui piace la musica e vivere quel tipo di dimensione, e c’è altra gente a cui piacciono altre forme di intrattenimento. Non ci sono problemi.
Parliamo del vostro ultimo singolo “La Grana”, inserito nella compilation “Istituto Italiano di Cumbia vol.1”. Se dovessi discutere con un neofita, come definiresti la cumbia sia in termini prettamente musicali, sia soprattutto nei significati e i valori di cui questo genere si fa portatore?
La cumbia ha un valore musicale particolare, è una musica ancestrale e mutante che viene dalla Colombia, una musica migrante. Uno degli artisti più forti che ha fatto i conti con la cumbia vent’anni fa è Manu Chao con il suo progetto solista. È una musica che cambia forma a seconda dei luoghi che trova, adesso ha trovato l’Italia e prenderà, o sta prendendo, una sua forma precisa.
Possiamo quindi dire che esiste già una versione italiana della cumbia?
Sì, c’è già, ed è proprio l’Istituto Italiano di Cumbia. Diventerà più particolare, con il tempo si capirà meglio. Sono nove gruppi nuovi, perciò bisogna capire cosa c’è dentro questi gruppi. Alcuni sono legati a una dimensione più elettronica, come gli Ucronic, che hanno fatto il pezzo nel quale noi cantiamo, altri sono più combat-folk. Hanno tutti una loro connotazione specifica, ma sì, in questo momento si può dire che c’è una versione italiana della cumbia contemporanea.
Per quanto riguarda invece la tua attività di fumettista, cosa bolle in pentola?
Sto scrivendo le nuove storie dei ragazzi morti. Le sto preparando da diverso tempo, spero che quest’anno sia l’anno buono. Spero che settembre sia il mese giusto per farle uscire.
Lo scorso novembre ero venuto a vederti a teatro in “Graphic Novel is Dead”. Tornerai di nuovo in scena prossimamente?
Nonostante fosse uno spettacolo tratto dalle mie scritture e nonostante ci fossi io in scena, quello che hai visto era il lavoro di una regista che si chiama Eleonora Pippo. In questo momento Eleonora sta lavorando su altre cose sempre legate al fumetto. È un lavoro interessante perché mostra la possibilità di legare il fumetto, appunto, al teatro. Oltre alle nuove esperienze di Eleonora, penso anche, per esempio, alla messa in scena a teatro dei fumetti di Maicol e Mirco. Insomma, ci sono molte varianti. Per quanto riguarda me, c’è la possibilità di lavorare a una versione teatrale di un fumetto che si chiama “Tres!”, che è una cosa che ho scritto una decina di anni fa e che forse una compagnia rimetterà in gioco quest’anno.
QUI TUTTE LE DATE DEL TOUR ESTIVO DEI TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI:
29 giugno – Roma – iFest (con Management del dolore post-operatorio e Blindur)
30 giugno – Cesena – Piazza Almerici (con Od Fulmine e Lupetto)
1 luglio – Perugia – L’Umbria che spacca (con Sick Tamburo e Gionata Mirai)
5 luglio – Legnano (Mi) – Rugby Sound 2017 (con Od Fulmine e Lo Straniero)
8 luglio – Paratico (Bs) – La Tempesta sul lago
13 luglio – Asti – Asti Musica (con Lo Straniero e Od Fulmine)
15 luglio – Montespertoli (Fi) – RockUnMonte Festival (con Il Pan del Diavolo e Blindur)
22 luglio – Vicenza – JamRock Festival (con Sick Tamburo e Il Pan del Diavolo)
15 agosto – Budapest (H) – Sziget Festival

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.