A cinque anni dal precedente “Scopri come ha fatto Il Re Tarantola a fare 50.000 euro in una settimana”, torna appunto Il Re Tarantola, monarca assoluto dei cantautori rock sfigati in zona Brescia-Bergamo-Milano. La formula è sempre la stessa: rock (volutamente) lo-fi d’impatto, condito da una valanga di sferzante ironia. Questa volta con un’aggiunta appetitosa di pura nostalgia che farà scappare una lacrimuccia a chiunque sia cresciuto negli anni Novanta: il punk italiano di Porno Riviste e Derozer (i primi citati, i secondi ospiti con il batterista Spasio nel singolo Aiutiamoli a casa loro comprando le loro lauree) e il nu metal americano rifatto alla caciarona, e quindi ancora più gustoso, di I bulletti della scuola che mi volevano picchiare li odio ancora tutti, quest’ultimo in compagnia di Mike Orange (ex Subgruppo Devasto), che qui torna ad urlare come non faceva da un bel pezzo.
Abbiamo poi l’opener epica Sono un vecchio, con quel ritornello con tanto di sintetizzatore che manco il Vasco degli anni Ottanta, il riff rock’n’roll de I mostri non stanno sotto il letto, ma stanno nella cassetta della posta, il duetto con Dutch Nazari in Colesterolo, che dà addirittura una piega polemica e politica al lavoro («e se faccio l’imperatore così sfrutto il re / e se faccio l’imprenditore così sfrutto te»), la dissacrante La body art di Gesù Cristo, che riporta alla mente i migliori Skiantos di fine carriera e l’intimista-nichilista Ru-Spa («vorrei provare ad andare avanti / ma non sono bravo a dimenticarti / anche se non facevamo altro che litigare / anche se ci siamo fatti davvero molto male», «odio il mio corpo / odio il mio volto / odio chi mi somiglia molto»).
C’è poi spazio per due riprese d’inizio carriera, come se Il Re Tarantola fosse il nostro Pete Doherty: Io sono Dio, dalla sua vecchia band Sex Division (2007), e Vacanze rumene, dall’EP “Musica sghangherata” (2008), oggi nemmeno considerato nella discografia ufficiale su Bandcamp. A suggellare il tutto un finale musicalmente alieno (in stile Theme from a NOFX Album dei NOFX) con un titolo verità (Il pubblico dei concerti rock è diminuito come i capelli dei musicisti) e un mix fra sacro (il Montale di “Spesso il male di vivere ho incontrato” ripreso, forse inconsapevolmente, nel verso «il menefreghismo è istinto di sopravvivenza») e profano (le battute pessime sui cinesi – «sono andato a cambiare una maglietta che ho comprato dai cinesi / ma il commesso mi ha risposto cattivissimo: “Ti faccio leso”» e gli 883 – «da quando ho ascoltato per la prima volta “Rotta per casa di Dio” / quando sento qualcuno dire stiamo andando a fanculo rispondo “Sha la la”»). Che volere di più?
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman