A due anni dalla precedente “Decostruzione”, Mark Oliver Everett torna con “Earth to Dora”, tredicesimo disco della sua carriera a nome EELS. Non casuale il maiuscolo per un moniker che ha fatto la storia di genere, portando il cantautorato da cameretta dell’esordio “Beautiful Freaks” sui palchi dei teatri del mondo. Leggendaria la sua entrata in scena nel concerto apicale della sua carriera alla Royal Albert Hall, dove guardandosi intorno stranito dopo un lungo applauso d’ouverture, disse al pubblico “thank you Albert, thank you Hall”.
Era il 30 giugno del 2014, quel concerto sarebbe di lì a poco diventato un doppio disco live, forse il compendio più rappresentativo per tirare le somme sulla sua carriera fino a quel momento. Ma concetriamoci su quella battuta, quelle poche parole bofonchiate con il sarcasmo à la Nino Frassica rappresentano forse la vera essenza del suo animo d’artista.
Venendo al presente, questo “Earth to Dora” è stato prodotto dallo stesso E ed eseguito dai fidi compagni di mille avventure, Koool G Murder, The Chet and P-Boo. Dai primi ascolti il copione sembra riportarci ai vecchi fasti della prima trilogia d’esordio, dove le strutture ricorsive di Anything for Boo s’azzuffano con gli organetti spettrali e la drum machine di Are we Alright Again, unico pezzo scritto durante il lockdown. La titletrack Eath to Dora è invece una lettera d’amore con quartetto d’archi di quelle che il vecchio Mark non scriveva da tempo, semplice e trasognante come solo lui sa fare. Il solo suono di batteria vi basterà a capire di cosa stiamo parlando. Non manca nemmeno l’ironia amara che contraddistingue la sua carriera e la sua vita con Are you fucking your Ex: sono sicuro che ai fan farà l’effetto “cemento a presa rapida”.
Un disco che certamente non sarà catalogato come pietra miliare nella sua carriera, ma dopo qualche ascolto si rivelerà un onesto compagno per le passeggiate notturne con il vostro cane… e se non ne avete uno, cercate un’altra scusa per uscire a un po’ di tintarella di luna…
Tum Vecchio
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Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.