L’ultimo scampolo di 2021 potrebbe essere ricordato per il primo grande ritorno del rock nell’era post-pandemica: Idles, Lars Frederiksen dei Rancid, Converge, Courtney Barnett sono lì a confermarlo. Il botto lo fa però la black music grazie a due uscite tanto diverse, ma qualitativamente simili fra loro: il super duo Silk Sonic (Anderson .Paak e Bruno Mars) per il mainstream e Curtis Harding per l’indie.
Il copyright indie è garantito dall’etichetta di pubblicazione, la Anti, marchio di qualità che comprende nomi come Joe Strummer & The Mescaleros, Tom Waits, Billy Bragg, The Black Keys e Dream Syndicate, solo per citare i più famosi. Per giustizia morale, si deve però precisare che negli States il termine “indie” va sempre più spesso di pari passo con “fama” (e non solo per i big sopra citati). Basti pensare che già nelle registrazioni del precedente album, “Face Your Fear”, il buon Curtis Harding era stato aiutato in cabina di regia da un certo Danger Mouse: da qui le similitudini nei suoni e negli arrangiamenti (opera stavolta dello stesso cantante in compagnia di Sam Cohen) con la stella anglo-ugandese Michael Kiwanuka.
Nelle undici tracce di questo “If Words Were Flowers”, Curtis Harding riflette sul proprio tempo regalandoci una splendida odissea all’interno della migliore black music. Dopo una breve intro, l’inizio è una vera bomba grazie ai due singoloni Hopeful e Can’t Hide It, il primo un gospel contemporaneo con tanto di solo epico di chitarra elettrica, il secondo un brano più ballabile ed irresistibile. Non da meno è il resto della scaletta, con un’unica eccezione per So Low, un brano sperimentale nell’uso dell’autotune (anche se oggi questo strumento ha ben poco di sperimentale). In generale, l’album si appoggia all’influenza di classici quali Curtis Mayfield e Stevie Wonder, che omaggia con gran gusto. La curiosità di sentire l’artista statunitense il prossimo marzo al Biko di Milano è alle stelle.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman