ron gallo 2021

Ron Gallo è un folletto dal passato indie’n’roll e col fascino svogliato di un giovane Adam Green o Mac De Marco. A tre anni di distanza dall’ultimo “Stardust Birthday Party”, torna però in una nuova veste. Affascinante, sperimentale e al contempo alla moda, il ventottenne americano dai riccioli alla Telespalla Bob si è infatti innamorato della black music più in, dal rap anni Novanta al soul, passando per il jazz.

Una mezz’oretta intensa di musica è il dono che ci fa Ron Gallo in questo “Peacemeal”. Dopo una veloce intro d’atmosfera ((Uoy Dniheb Flesym) Edih), la chitarra tremolante regala in Hide (Myself Behind You) un’irresistibile canzoncina dal forte sapore brit pop: se Damon Albarn è in ascolto sta sicuramente sorridendo ammiccante. Wunday (I Go Crazy After Dark) apre invece alla nuova strada con quel riff del synth che richiama l’hip hop gangsta californiano di metà nineties fra Dr. Dre e Snoop Doggy Dogg, mentre la successiva Please Don’t Die è più vicina ai recenti fasti di Kendrick Lamar.

Dopo il rap lo-fi di Saturday Pt. 1, è il turno della glamourosa Easter Island, in cui il nostro inaspettatamente dimostra un velocissimo flow su una base sexy-soul degna del miglior Notorious B.I.G. A Plate in My Honor è un freschissimo indie pigro ma accattivante, Saturday Pt. 2 è il prosieguo della prima parte, Can We Still Be Friends? un bellissimo pezzo pop sulla falsariga dei Tame Impala. Cancelled!!! è electro-punk retro, You Are Enough il giusto tributo da pagare al purtroppo sottovalutatissimo Dent May. Da pelle d’oca la conclusione affidata a una nuova versione di All the Punks Are Domesticated (cavallo di battaglia tratto dal primo disco “Heavy Meta” del 2017) e al suo sax strappa mutande.

Andrea Manenti

 

Photo Credit: Dylan Reyes