Ve l’avevamo promesso: quindi eccoci di nuovo qua, con le
cronache da Londra
. Cronache di musica ed emozioni. Fino a due mesi fa facevo millemila passi al giorno, mi muovevo come una trottola impazzita da una parte all’altra di questa città, correvo a prendere la metro, correvo per le scale della metro, correvo e basta, io che nella vita non corro mai: è così, per le gig corro da morire. Appena arrivi in questa città ti senti quasi travolgere dal ritmo impressionante in cui tutto si muove. Tutto va veloce, velocissimo, anche i pensieri. Poi però questo ritmo inizia a far parte di te e inizi a sentire musica anche nelle parole “Please, mind the gap” che ora mi mancano così tanto. Fino a due mesi fa avevo musica alle orecchie mentre, quasi ogni sera, mi precipitavo a gig e concertini.
Ora sono seduta per terra in questa stanza e guardo le casine inglesi fuori dalla mia finestra. Il cielo non è mai stato così blu, anzi sì: era esattamente così l’anno scorso al festival All Points East di Victoria Park, dove avevo sentito The Tallest Man on Earth, Charlie Cunningham, i Phosphorescent, Bon Iver e molti, molti altri. Londra senza musica fa davvero male, ma questo è già stato detto. Mi manca l’odore dei pub appena entri, il pavimento appiccicoso, l’odore di band che è sempre lo stesso, ovunque, chissà perché! Mi manca il sorriso che ha la gente mentre, con una birra in mano, aspetta che il palco venga settato, i cavi attaccati, per godersi lo spettacolo. Perché sì, qui è così, anche la band più emergente e sconosciuta, quella che magari fino a ieri suonava nella cameretta, beh anche quella è uno spettacolo. Qui ogni band emergente ha una personalità forte e ben delineata, un’identità musicale bestiale, e il pubblico manifesta ogni volta un’attenzione e un rispetto simili a devozione. Io la chiamo magia elettrica.
Come promesso, andiamo ora a scoprire altre cinque band da scoprire che meritano un botto di ascolti ed energia positiva, soprattutto in questo brutto momento. Pronti?
MUSH
I Mush vengono da Leeds e li avevamo già sentiti al Rough Trade East. Successe così: camminando per le vie di Brick Lane, passando davanti al nostro negozio preferito di vinili, sentimmo suonare una band fuori di testa. Entrammo, ascoltammo, ondeggiammo, saltammo e quando uscimmo eravamo confusi ed estasiati. “What the fuck just happened?”. I Mush hanno un sound tipicamente post-punk anni ottanta, gli arrangiamenti sono stravaganti e dissonanti, le voci alticce e i suoni puliti e diretti. I Mush ti sconvolgono i pensieri, la cosa che più ci serve durante questo lento, lentissimo periodo.
Gettone juke-box: Revising My Fee.
A FESTIVAL, A PARADE
La prima volta che li avevamo sentiti live eravamo alla House of Vans. L’alternative-rock degli A Festival, A Parade ti rapisce fin dalle prime note. Sono originari di Newcastle, dove hanno fatto gli onori di casa aprendo il concerto di Sam Fender. Si portano dietro un’atmosfera tutta loro: sonorità americane, echi e riverberi a manetta e una voce che sembra provenire dall’oltretomba. In effetti il loro suono ti fa catapultare in una dimensione onirica. Il ritmo è capriccioso e a splendidamente irregolare.
Gettone juke-box: Cold Shower.
WALT DISCO
Allora: aprite il baule della soffitta, tirate fuori camicie barocche ed abiti stravaganti, rimmel ed ombretti alla mano, agghindatevi ben bene. Ora siete pronti per scoprire la meraviglia dei Walt Disco. Scoperti alla House of Vans, e rivisti poi all’Old Blue Last grazie alle serate organizzate da quelli di DIY. I ritmi a tratti new wave a tratti disco rendono l’atmosfera languida e avvolgente, il tutto arricchito da un grosso uso di synth e campionamenti. I Walt Disco vengono da Glasgow e non sono solo una band: sono un’intera opera teatrale e regalano una performance artistica altamente scintillante.
Canzone juke-box: Drowning In Your Velvet Bed.
FIZZY BLOOD
Scoperti alla House of Vans (ma che chicche tira fuori questa location?!), i Fizzy Blood vengono da Leeds e il loro nome descrive alla perfezione il loro sound: il loro Sangue Frizzante, infatti, si percepisce ad ogni nota. Hanno pestato i palchi di svariati festival inglesi e hanno suonato perfino al SXSW Festival (South by Southwest) in Texas. In effetti Summer Of Luv è stata scritta dalla band in una stanza di un motel mentre erano oltreoceano. I Fizzy Blood cavalcano i loro strumenti con un groove quasi da marcia militare. Le linee melodiche ricordano suoni arabeggianti, la batteria è corposa e si percepisce, in ogni canzone, una grande cura e ricercatezza dei suoni. Insomma, non vi deluderanno. Canzone juke-box: January Sun.
SLEEP EATERS
Saltate in sella perché, direttamente da Londra, gli Sleep Eaters vi porteranno verso terre western inesplorate con il loro sound tipicamente country garage. Ascoltandoli vi sembrerà quasi di tagliare l’America in due percorrendo la Route 66, seminando polvere nel deserto, facendo tappa in un motel, come in effetti è raffigurato nella copertina del loro singolo “In This Town”. Gli Sleep Eaters sono una forza della natura, e dipingono un’atmosfera surreale, con balle di fieno e duelli a suon di chitarre e riff. Preparatevi a saltellare come non mai.
Canzone juke-box: Ghost On Fire.
Mi racconto in una frase: Nostalgica nell’anima. Mi nutro di gigs e band emergenti. (Bi)sogni primari: il rock e l’amore, che sono un po’ la stessa cosa.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Blah Blah (Torino), Moth Club (Hackney, London), The Victoria (Dalston, London)
Il primo disco che ho comprato: Squérez, Lùnapop. Avevo nove anni.
Il primo disco che avrei voluto comprare: Let It Bleed, Rolling Stones
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Non stiro, stendo bene.