È tempo di tirare le somme. Tra conferme, colpi di scena, esordi fulminanti e giovani promesse diventate fenomeni da baraccone, questo 2016 ce ne ha regalate delle belle. La redazione di indie-zone.it riunita al gran completo ha votato i migliori album dell’anno. Qui sotto trovate la classifica generale dei 25 dischi più votati. A seguire, le classifiche personali dei singoli redattori, tanto per capire da che parte stiamo. Buona lettura e buon ascolto!
CLASSIFICA GENERALE
1. Bon Iver – 22, A Million
2. Radiohead – A Moon Shaped Pool
3. David Bowie – Blackstar
4. Niccolò Fabi – Una Somma di Piccole Cose
5. Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree
6. Iggy Pop – Post Pop Depression
7. Warhaus – We Fucked a Flame Into Being
8. Minor Victories – Minor Victories
9. I Cani – Aurora
10. Rolling Stones – Blue & Lonesome
11. Motta – La Fine dei Vent’anni
12. Nicholas Jaar – Sirens
13. Ed Harcourt – Furnaces
14. Steve Gunn – Eyes On the Line
15. Daughter – Not To Desappear
16. PJ Harvey – The Hope Six Demolition Project
17. Hamilton Leithauser + Rostam – I Had a Dream That You Were Mine
18. Last Shadow Puppets – Everything You’ve Come To Expect
19. Misty Miller – The Whole Family is Worried
20. Tre Allegri Ragazzi Morti – Inumani
21. Achille Lauro – Ragazzi Madre
22. The Kills – Ash & Ice
23. Leonard Cohen – You Want It Darker
24. Cosmo – L’ultima Festa
25. Preoccupations – Preoccupations
CLASSIFICHE DEI REDATTORI
TUM VECCHIO
- Steve Gunn – Eyes on The Line L’iperspazio così profondo in cui perderci anche il senso di esservici persi.
- Warhaus – We Fucked a Flame Into Being La verità sospirata in un vicolo, l’amaro del capo e i rumori della mattina.
- Twin Peaks – Down in Heaven Una storia allegra, ambientata a Brooklyn, con un finale aperto (quasi spalancato)
- Ryley Walker – Golden Sings That Have Been Sung Veleggiare senza direzioni precise ma a ritmi decisamente sostenuti.
- Day Wave – Wasting Time Occhi molto molto molto bassi.
- Kevin Morby – Singing Saw E se facessimo un falò?
- The Gotobeds – Blood/Sugar/Secs/Traffic Fermarsi all’incrocio e leggere i semafori imitando Vittorio Gassman. Roosshho, Veeeèrde, Aranciòòneh.
- Jeff Rosenstock – Worry Invitare in casa 100 dementi e pogare a piedi nudi saltellando sulle cose.
- There Will Be Blood – Horns Pianure che sanguinano, occhiali che si appannano, pensieri in moto perpetuo.
- Niccolò Fabi – Una somma di piccole cose Una doccia ghiacciata che non ritempra proprio per un cazzo.
PAOLO FERRARI
- Minor Victories – Minor Victories La voce angelica degli Slowdive, le ascese sognanti dei Mogwai, il minimalismo ritmico degli Editors. Tutto in un unico supergruppo.
- Radiohead – A Moon Shaped Pool La perfezione, l’intensità, il coraggio di svuotarsi dentro.
- Bon Iver – 22, A Million Distruggersi per poi risorgere.
- Fil Bo Riva – If You’re Right, It’s Alright Un esordio folgorante, il piglio di chi nella vita non poteva far altro che emozionare.
- Motorpsycho – Here Be Monsters La solita fottutissima storia. Se ti lasci trascinare, voli via oltre le dune di sabbia.
- Niccolò Fabi – Una Somma di Piccole Cose Nessuno in Italia scrive come lui. Pura poesia in musica.
- Diiv – Is the Is Are Droga da ascoltare, miele da stoccare.
- Ed Harcourt – Furnaces C’è molta legna da ardere. Scalda tantissimo, a volte scotta, ma non brucia mai.
- The Kills – Ash & Ice Il definitivo ritorno ai livelli di un tempo. Riaggiornati, carichi e pronti a sfondare di nuovo.
- Andrew Bird – Are You Serious Delicato, mai banale, è stato il primo disco a rimanermi appiccicato in testa nel 2016.
SERGIO DI SALVO
- Achille Lauro – Ragazzi Madre Oltre la diatriba fra trap e rap, Lauro sforna un disco eccezionale con un immaginario viscerale, autentico, poetico, quasi neomelodico. La produzione di Bossdom è qualcosa di raro in Italia. Pietra miliare istantanea.
- Chance The Rapper – Coloring Book Un flow fuori dal comune, così semplice così commovente. Sperimentazioni e featuring di livello. Same Drugs canzone dell’anno.
- Childish Gambino – Awaken, My Love Il Troy di Community ha tutte le carte per acquisire lustro planetario. Abbandona parzialmente il rap per abbracciare le radici, le sue, le nostre.
- Jimi Jules – Equinox Un Dj del sottobosco svizzero produce tredici pezzi uno più sorprendente dell’altro. A loop per giorni nelle casse.
- Future – Evol Perfetta, massiccia sintesi fra trap e rap. Future realizza l’album della vita che lo colloca definitivamente nell’Ade.
- Nicholas Jaar – Sirens Apparentemente il suo disco più immediato e comprensibile, se ascoltato in profondità nasconde meraviglie.
- Noname – Telephone Che sorpresa. Tutte canzoni perfette che ti mettono in risonanza con il genere umano.
- James Blake – The Colour in Anything Arriva e ti scalda per tutti i giorni freddi che hai passato.
- NxWorries – Yes Lawd! Un miscuglio di idee geniali sia nella produzione che negli arrangiamenti. Al netto dei ragionamenti c’è solo da chiudere gli occhi e fondersi.
- Microspasmi – Come 11 Secondi Il ritorno nel villaggio di Medda e Goedi, profeti del rap. In undici tracce mandano a casa tutti, poi tornano nell’iperspazio.
STEFANIA FAUSTO
- Niccolò Fabi – Una Somma di Piccole Cose
- Bon Iver – 22, A Million
- David Bowie – Blackstar
- I Cani – Aurora
- Ex-Otago – Marassi
- Motta – La Fine dei Vent’anni
- Thegiornalisti – Completamente Sold Out
- Red Hot Chili Peppers – The Getaway
- Radiohead – A Moon Shaped Pool
- Cosmo – L’Ultima Festa
DANIELE PICCOLI
- Nick Cave – Skeleton Tree Tristezza distillata, un liquore che prende alla testa e allo stomaco e ti fa star male per stare meglio.
- Bon Iver – 22, A Million Bon Iver che fa a pezzi Bon Iver e ne tira fuori una roba nuova, di nuovo.
- Beyoncé – Lemonade Tra Frank e Kanye, io scelgo lei e il suo disco grossissimo che mette insieme r&b, rock, blues e country.
- Angel Olsen – My Woman Il disco rock che ci mancava, impeccabile sotto ogni aspetto. Ascoltare Sister per credere.
- Nicolas Jaar – Sirens Il ragazzino spippola come un dannato e fa elettronica intelligente e buona pure da ballare.
- Blood Orange – Freetown Sound Musica black oltre la musica black. Più sanguigno di un’arancia sanguigna.
- Cosmo – L’ultima festa Una mina con la cassa dritta e i ritornelloni da cantare in auto verso il mare.
- Ólafur Arnalds – Island Songs Un dischettino incantevole unito a un progetto video altrettanto incantevole. Vieni a fare un giro in Islanda.
- Niccolò Fabi – Una somma di belle cose Niccolò arriva e insegna a tutti come si scrivono i pezzi.
- Okkervil River – Away Alla faccia del singolo, loro sono più vivi che mai e più folk che mai.
STEFANO BARTOLOTTA
- Daughter – Not To Disappear Maturo, emozionante, catartico. Altri dischi sono fatti meglio, ma quello che ti lascia questo ascolto, non te lo lascia nessun altro nel 2016.
- Radiohead – A Moon Shaped Pool Dopo oltre 20 anni di carriera, e a 5 dal loro unico passo falso, hanno saputo raccogliere diverse cose del loro passato e dar loro una veste nuova, di grande fascino e impatto emotivo.
- Agnes Obel – Citizen Of Glass La consacrazione definitiva dell’artista danese, un disco audace, impeccabile nella forma e ricchisimo di sostanza.
- Ed Harcourt – Furnaces Il fuoco creativo è tornato ad ardere dentro Ed. Un disco che sa unire tra loro impeto e introspezione, ruvidezza e cura del dettaglio.
- Bon Iver – 22, A million Pop-non pop, canzoni-non canzoni, calore e freddezza. La contraddizione come nuovo linguaggio musicale, solo Justin poteva riuscirci.
- Veils – Total Depravity Nuovi elementi entrano nello stile di questa band, alcuni di essi sono in apparente contrasto con il passato, ma si integrano perfettamente nella natura della band e le danno nuova linfa.
- Meilyr Jones – 13 La freschezza dell’indie-pop e la raffinatezza della musica da camera si uniscono in un’opera che dà all’ascoltatore tante vibrazioni positive.
- Money – Suicide Songs Drammatico e ambizioso, senza compromessi, in grado di rappresentare la sofferenza e far capire che comunque c’è sempre speranza.
- Suede – Night Thoughts I punti di forza che hanno reso questa band famosa e amata sono quasi ai loro massimi livelli. Personalità, classe e profondità emotiva.
- Sophia – As We Make Our Way (Unknown Harbours) Come arricchire il proprio suono senza snaturare la propria essenza, per un risultato che colpisce sotto tutti i punti di vista.
ANDREA MANENTI
- Niccolò Fabi – Una somma di piccole cose L’insostenibile leggerezza della poesia.
- Iggy Pop – Post Pop Depression Bowie guarda a un futuro immortale, gli Stones si riappropriano delle origini, Nick Cave esplora l’oscurità della perdita, Neil Young lotta e scherza… ma io scelgo col cuore, scelgo il Dio Iguana!
- Primal Scream – Chaosmosis L’ideale incontro fra il lato positivo e quello più nero dell’anima di Mr. Bobbie Gillespie.
- Kendrick Lamar – Untitled Unmastered Basti dire che questa sarebbe una raccolta di pezzi scartati.
- Radiohead – A Moon Shaped Pool Un po’ come ritrovare dei vecchi amici.
- Peter Doherty – Hamburg Demonstrations In qualunque veste sia, Pete mi fa sempre stare bene.
- The Zen Circus – La terza guerra mondiale Danzeremo anche sotto le bombe / lo abbiamo già fatto lo faremo sempre / finché durerà / per l’eternità.
- Wilco – Shmilco Grandi canzoni in una veste più spoglia del solito.
- Adam Green – Aladdin Rigorosamente da ascoltare guardando il bellissimo e assurdo film omonimo.
- Robbie Williams – Heavy Entertainment Show Brit Pop Is Not Dead.
GIULIA ZANICHELLI
- Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree
- Radiohead – A Moon Shaped Pool
- David Bowie – Blackstar
- Niccolò Fabi – Una Somma di Piccole Cose
- Bon Iver – 22, A Million
- Motta – La Fine dei Vent’anni
- Michael Kiwanuka – Love and Hate
- Whitney – Light Upon the Lake
- Vinicio Capossela – Canzoni della Cupa
- Rolling Stones – Blue and Lonesome
MARILENA CARBONE
- Tre Allegri Ragazzi Morti – Inumani I ragazzi morti non fanno canzoni reggae e nemmeno canzoni rock, fanno solo canzoni bellissime (cit.).
- Dente – Canzoni per metà Quel coraggioso cantautorato fatto ancora solo di oneste chitarrine e canzoncine.
- Selton – Loreto paradiso La colonna sonora del prossimo capodanno milanese per alternativi.
- Violacida – La migliore età Adolescenza distratta e fuggente, sigarette abusive e lacrime come pioggia.
- Daniele Silvestri – Acrobati Ennesima conferma di abili capacità di scrittura pungente e poetici giochi di parole.
- Il culo di Mario – Tutti Dediche spaziali, ricetta del risotto, canzoni d’amore e pura psichedelia.
- Canova – Avete ragione tutti Esperienze prêt-à–porter e accenni di ribellione. L’attualità vista dai ventenni già stanchi.
- Joan Thiele – Joan Thiele Soul e carisma, attrazione internazionale e qualche spunto dal reggae.
- Birthh – Born in the woods Ingenuità e dolcezza dei suoni acustici che sconfinano nel mondo dell’elettronica.
- I Cani – Aurora Contessa ci mette le poesie pop, il resto della band una opinabile potenza elettronica.
LAURA MUSUMARRA
- Hamilton Leithauser + Rostam – I Had a Dream That You Were Mine Gli amori finiti male e la voce di Hamilton Leithauser: primo posto senza esitazione, e mi strappo pure il cuore.
- Lucius – Good Grief L’album perfetto, da ascoltare fino allo sfinimento. Penso che scriverò alla Ubisoft per chiedere che venga integralmente inserito nel prossimo Just Dance.
- Allah-Las – Calico Review Un massaggio al cervello, la musica che ci fa prendere bene.
- Leonard Cohen – You Want It Darker L’album della morte di un vecchio poeta. L’addio più sofferto del 2016.
- Mitski – Puberty 2 Felicità e tristezza secondo noi ragazze. Mitski Miyawaki è l’amica con cui non ti stanchi mai di parlare.
- Radiohead – A Moon Shaped Pool Perché sono riusciti, ancora una volta, a creare quella sottile atmosfera da giorno prima della fine del mondo.
- Mutual Benefit – Skip a Sinking Stone Il folk soave di Jordan Lee che ci accarezza piano: andrà tutto bene.
- I Cani – Aurora Sì, sono segretamente innamorata di Niccolò Contessa.
- Car Seat Headrest – Teens of Denial La nostalgia degli anni Novanta permane. A volte la combattiamo, altre la assecondiamo. Questo è l’album con cui la assecondiamo.
- Preoccupations – Preoccupations Perché l’ansia ci ha accompagnati anche in questo 2016 e non ci abbandonerà nemmeno se cambiassimo nome, come hanno fatto i Viet Cong.
ALESSANDRO FRANCHI
- Bon Iver – 22, A Million
- David Bowie – Blackstar
- Radiohead – A Moon Shaped Pool
- Porches – Pool
- Devendra Banhart – Ape In Pink Marble
- James Blake – The Colour In Anything
- Novamerica – Novamerica
- Cosmo – L’ultima Festa
- Motta – La Fine dei Vent’anni
- Afterhours – Folfiri o Folfox
FEDERICO TREVISANI
- Misty Miller – The Whole Family is Worried Perché è nata come ragazzina acqua e sapone, è diventata famosa, ha conosciuto la droga e si è trasformata. L’album è la sua rinascita.
- Bon Iver – 22, A Million Perché non puoi non citarli, hanno fatto un album splendido, da ascoltare in qualsiasi stato d’animo, depressione o euforia
- The Tragically Hip – Man Machine Poem Perchè sarà l’ultimo album della band, perché è stato scritto da una persona malata di cancro, in un momento in cui non sapeva ancora di esserlo. Ed è impregnato di sofferenza e dolore.
- Giungla – Camo Perchè è giovane e ha tantissimo talento. Riesce a non cadere nella retorica della rock girl banale tutta presenza e niente arte. Funziona di più all’estero, dove gli artisti vengono valutati solo sulla competenza.
- Gurr – In My Head Perchè sono un duo di ragazze berlinesi, ancora poco conosciute fuori dalla città tedesca, ma a breve faranno sicuramente il salto.
- Hinds – Leave Me Alone Perchè hanno girato l’America e l’Europa tre volte in un anno e mezzo, con un album solo. Sono quattro ragazze dal sound totalmente americano, ma con l’anima spagnola.
- Let’s Eat Grandma – I, Gemini Perchè mescolano il pop, l’elettronica, il rock atteggiandosi in maniera molto hipster. Perché sono due ragazze che sanno come fare casino nei live.
- Judah & The Lion – Folk Hop ‘N Roll Perchè è un sound che spazia vari generi, mantenendo una base folk. Perchè il banjo è suonato magistralmente e tutte le canzoni sono positive se ascoltate una volta, ma depressive se riascoltate con attenzione.
- I Cani – Aurora Perchè nonostante tutto, Contessa ha fatto un album splendido dove ogni canzone è curata nei dettagli. Le tastiere sono perfette ed ha anticipato un po’ tutto quello che è venuto dopo.
- Frank Ocean – Blonde Perchè ho deciso quest’anno di ascoltarlo per la prima volta, in quanto sempre scettico. L’album è decisamente una bomba, i precedenti ancora di più.
ANDREA BENTIVOGLIO
- Pj Harvey – The Hope Six Demolition Project Dalla guerra del Kosovo a quella dell’Afghanistan, dalle speculazioni edilizie fino alla genesi “aperta al pubblico”. Il ritorno di PJ Harvey mette tutti in riga con un album politico, ricco e ambizioso.
- David Bowie – Blackstar Resta il dubbio dell’interesse che un lavoro così denso e scuro avrebbe destato a fine anno se a pochi giorni dall’uscita David Bowie non fosse morto. Probabilmente la più grande uscita di scena della storia del pop.
- Dinosaur Jr. – Give a Glimpse of What Yer Not La seconda o terza vita dei Dinosaur Jr sta regalando soddisfazioni notevoli a vecchi fan e nuovi adepti.
- Radiohead – A Moon Shaped Pool Un disco ispirato che li vede mettere da parte l’elettronica per tornare ad atmosfere più intime e malinconiche, create da brani che hanno atteso anni prima di essere incisi.
- Preoccupations – Preoccupations Cambiano nome e poco altro nella loro formula i canadesi ex Women, ex Viet Cong, che ora si fanno chiamare Preoccupations. Solito post-punk senza luce, spigoloso e gelido.
- A Tribe Called Quest – We Got It from Here… Thank You 4 Your Service Non un disco postumo, ma un ultimo capitolo caleidoscopico per gli ATCQ. Non una banale reunion ma musica brillante, infarcita di ospiti prestigiosi e di campioni utilizzati con la solita classe.
- His Clancyness – Isolation Culture Un progetto solista che diventa band, una band che macina km in tour, un suono che si fa più nitido e corale, una decina di canzoni psych-pop, art pop, dream pop.
- Parquet Courts – Human Performance I nuiorchesi Parquet Courts si lasciano alle spalle il noise e si cimentano in quello che gli viene meglio: condensare i suoni (e i rumori) migliori dell’indie-rock.
- Ulrika Spacek – The Album Paranoia Ibridano la psichedelia e la declinano nelle forme del post-punk, del kraut-rock, dello shoegaze e del rock più rumoroso.
- Car Seat Headrest – Teens Of Denial Will Toledo rappresenta la speranza per gli appassionati di chitarre storte, attitudine slacker, orfani dei Pavement. Fa tutto da solo, incarna la nuova post-adolescenza da loser, ha tirato fuori un disco notevolissimo. Come fai a non volergli bene?
ANDREA FRANGI
- David Bowie – Blackstar Un’uscita di scena spettacolare, il colpo di genio di una carriera superlativa, indecifrabile che ha aperto le strade a generi, artisti e la mente di molti. Quando la musica combacia con la vita nella sua carnalità e qualcuno, Bowie, riesce a comunicarlo in modo cristallino.
- Bon Iver – 22, A Million Nel vortice dei cantautori tristi di successo, Bon Iver è riuscito a innovare senza adagiarsi. Un rischio che gli è valso un successo.
- Radiohead – A Moon Shaped Pool Un ritorno alle origini aspettato con troppa impazienza.
- Rolling Stones – Blue and Lonesome Gli unici che riescono a fare del rock n roll che poteva benissimo essere di successo anche negli anni 60 senza far storcere il naso. Novità.
- Jack White – Acoustic Recordings 1998-2016 Un piccolo gioiello tutto americano.
- Sun Kil Moon/Jesu – Sun Kil Moon/Jesu Disco tra l’elettronico e il cantautorato di quell’intramontabile mostro che è Kozelek.
- Minor Victories- Minor Victories Forse l’unico super gruppo che è riuscito a dar vita a un progetto musicale e artistico concreto senza essere una accozzaglia di vip.
- Lou Barlow – Apocalypse Fetish Come per il suo amico/nemico J Mascis, sempre grandi prove in delicate solitaria.
- Paws – No Grace Un concentrato indie rock con una freschezza mai vista.
- Ex-Otago – Marassi Un gruppo strepitoso che sa fare il pop giusto e soprattutto sa far sognare.
FILIPPO SANTINI
- The Last Shadow Puppets – Everything You’ve Come To Expect Unire la tradizione britannica ai primi crooner italo-americani; reinventare le logiche del duetto; scrivere ritornelli impeccabili. Questi due pazzi sono riusciti a fare tutto questo, e molto altro.
- Iggy Pop – Post Pop Depression Lo zio Iggy torna, questa volta per davvero. Con Joshua Homme alle sue spalle e un sacco di canzoni piene di rabbia, poesia e maestosità.
- Warhaus – We Fucked A Flame Into Being Il leader dei Balthazar ci presenta i suoi nuovi suoni: sexy, misteriosi e con improvvise dolcezze. Anche i testi non sono da sottovalutare.
- The Kills – Ash & Ice Altro graditissimo ritorno. Jamie e Alison trovano finalmente il punto d’incontro perfetto tra garage-rock ed elettronica. Un album trasversale pieno di adrenalina, riff da paura e modernità
- David Bowie – Blackstar Il duca bianco ci saluta così. Un viaggio onirico pieno di pulsioni di “buona morte” e melodie degli anni che furono. Silenzio; è l’unica cosa che gli dobbiamo.
- Undisco Kidd – Hubble Bubble Immaginate un viaggio nel deserto, a bordo di un pick-up rosso, e con a vostra disposizione solo una cassa di birre. Ecco, per creare il mood perfetto vi mancherebbe soltanto il disco psichedelico-garage di questi tre ragazzi sardi.
- The Rolling Stones – Blue And Lonesome Si può fare un album degno dei tempi d’oro, saltare come un ragazzino, e aspettare pure un figlio a 73 anni? Sì, se ti chiami Mick Jagger.
- Joan Thiele – Joan Thiele È vero è un Ep, ma ha tutto il sapore di un album. Basta ascoltarne i singoli ipnoitici e le belle produzioni degli Etna. Un progetto da seguire con attenzione, e da preferire al solito cantautorato.
- Leonard Cohen – You Want It Darker L’estremo addio del più grande poeta della storia della musica insieme a Bob Dylan. C’è bisogno di aggiungere altro?
- Salmo – Hellvisback Tutti i magazine indipendenti fanno il colpo di teatro con Rihanna e Beyoncè. Io preferisco Salmo: in ogni canzone si sente la grinta con cui questo ragazzo è riuscito a mettere in atto quello che voleva.
ALESSANDRO SCOTTI
- Noura Mint Seymail – Arbina Pop senza essere banale, esotico senza mancare di empatia per l’altro. Proiettato nel domani ma coi piedi piantati a terra. Grande blues psichedelico.
- Thao & The Get Down Stay Down – A man alive Cangiante e variopinto pop americano contemporaneo, deliziosamente sbruffone.
- Moe – Examination of The Eye of a Horse Musica estrema suonata con umiltà e voglia di osare assieme. Fredda rabbia ragionata.
- K(s)A/L – Rocknroll Hole of Famine Esce un mostro dalla palude, ha una chitarra elettrica a tracolla, e suona cover di “Exile on main street”.
- M.I.A. – AIM: Non la sua prova migliore ma la paraculaggine terzomondista dell’angol-cingalese rende la vita meno ovvia e ci spinge alla serendipità.
- … per quest’anno, cinque possono bastare!

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.