“Ellipsis” è il titolo dell’ultimo lavoro dei Biffy Clyro, band scozzese capitanata dal cantante/ chitarrista Simon Neil. L’album, prodotto a Los Angeles da Rich Costey– in precedenza con Franz Ferdinand e Muse- arriva a tre anni di distanza da “Opposites”, disco che aveva portato i Biffy Clyro nelle zone calde delle charts UK.
Da notare che la band ha iniziato la carriera nel lontano 2002, quasi due anni prima dei Franz. Ma la storia è stata , temo però che solo i secondi siano stati consegnati alla storia, assieme ad altri esimi colleghi- vedi A. Turner e soci- come “ quello che succedeva a metà anni zero”, per capirci. I biffy Clyro erano ovviamente presenti, anche con una ragguardevole frequenza di album evidentemente apprezzati, ma rimanevano relegati a zone dei cartelloni di Reading- Glasto che oggi loro stessi, suppongo, aborrirebbero.
Già, perché oggi se la giocano da padroni ai concerti che contano (contano ancora?), perlomeno a casa loro, e che lo facciano portando in tour un album come “Ellipsis” da francamente da pennsare. Anziché guardare ai Franz, Costey deve aver scelto di virare in produzione per il coté maestoso di alcune ultime tamarrate dei Muse aggiungendo ovunque patina radio friendly alla Tailor Swift- che è in realtà come ormai produce un numero preoccupante di gente, pare. Sentitevi “Friends and Enemies”, seconda traccia dell’album che divide i due magnifici singoli. Se riuscite, arrivate al chorus, togliete le chitarrone ignoranti (che messe li fanno ridere) e quello che rimane lo sentite nei più tristi disco pub della provincia inglese durante la Bank Holyday. In onestà, io non saprei nemmeno dare un nome a “questa cosa” che si, mi sa della Swift ma immagino possa avere qualcosa di sinistramente europeo a nutrirla.
Rendiamoci conto che le stesse melodie ormai usate nelle pubblicità delle assicurazioni, stessi passaggi, stesse sonorità, oggi fanno sgolare i pochi pallidi sedicenni che ancora vanno ai festival Inglesi.
Ma c’è di peggio, c’è “Wolves of Winter”, il primo singolone: qui i toni si fanno più marcatamente anthemic pop rock, qualunque cosa questa triste espressione voglia dire. Dico triste perché suvvia, è un po’ triste quando si vuole essere muscolari senza avere muscoli, no? Insomma, di nuovo chitarroni che dovrebbero esaltare, staccato per dare modo a Simon di introdursi cattivo & accattivante come un divo ’70’s- e via con un testo motivazionale epico che nemmeno un life coach.
Verso il ritornello (per usare le vecchie parole) riescono finalmente a stemperarsi in acque pop basse, dove si tocca, in tutti i sensi, il fondo. Curiosamente, la struttura e l’estetica del pezzo sono molto simili a “Victorious”, ultimo video dei Wolfmother. L’unica differenza è che questi ultimi, pur con massicce dosi di autoironia (o forse grazie a queste) risultano credibili. O forse sono io a travisare il senso del video dei Biffy Clyro dove un lupo spaziale diventa un t-rex poi esplode tra aerei che sparano e cavalieri scheletri (forse c’entra game of thrones) etc. Oltre queste altezze, “Medecine”, intermezzo acustico, somiglia all’artefatta e comica intensità di Jack Black quando fa il cretino con le ballate rock acustiche. “Howl”, altra punta della band, credo possa essere accostata ai grandi Nickelback senza eccesso di severità. Temo sia ormai assodato che negli ultimi anni non ci sia stato ricambio generazionale credibile in UK, e temo anche che le cose non siano destinate a migliorare- ma staremo a vedere. Intanto Guardate il video di cui sopra, comunque, che merita.
Bartolo Casiraghi
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Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.