“Accetta & Continua” è l’ottavo album in studio dei Bachi da Pietra e il secondo realizzato in trio con Marcello Batelli, ormai entrato in pianta stabile nella band. Si tratta di una via di mezzo fra il precedente “Reset” e l’incorruttibilità sonora di “Necroide”. Il nuovo lavoro mostra inoltre testi mai così trasparenti e politici.
La scaletta inizia con Meno male, un manifesto-mantra in cui le liriche sviluppano una sagace visione del mondo contemporaneo in un crescendo di tensione. Si prosegue con Nel mio impero, preghiera egoistica con tanto di ritornello schiacciasassi in salsa metal come non si sentiva dal 2015. Mai fatto 31 è un’orgogliosa presa di distanza dal resto dell’umanità dal ritmo vagamente dance, mentre Buster Keaton un’originale forma di rap che si allontana dalla regola.
Un lampo e noi non è la prima, e si spera neanche l’ultima, dimostrazione che anche in italiano si possa fare stoner (in questo caso con tanto di finale ambient!). Invano è il brano più sperimentale del lotto, sebbene non sia la prima volta che Giovanni Succi è alle prese con l’alterazione della propria voce.
A questo punto l’ascoltatore si trova di fronte a una tripletta che provoca brividi e sudore freddo: Al bel canto affronta infatti l’orrore di una società che normalizza lo stupro; Mussolini è la prova tangibile che sin dal primo singolo i Bachi da Pietra abbiano voluto mostrarsi più politici che mai, e la scelta è caduta sulla figura che da cent’anni personifica un certo italiano medio; infine Fuori c’è il vicino racconta un sentimento omicida forte, fortissimo, un bisogno di protezione che diventa odio.
La conclusione è affidata alla title track, un sing along comunitario inaspettato ma efficace, pronto a fare sfracelli live. La produzione di “pietra” dei nostri “bachi” è ancora una volta di qualità sopraffina.
Andrea Manenti
Foto di copertina: Igor Londero

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman