Ci lascia una vera e propria leggenda della musica inglese:  Scott Walker, morto ieri all’età di  76 anni. L’annuncio della sua morte l’ha dato la 4AD, storica etichetta indipendente britannica per la quale il cantante ha inciso negli ultimi quindici anni, «Vox lux» il suo ultimo album, colonna sonora del film di Brady Corbet con Natalie Portman e Jude Law presentato in anteprima all’ultima Mostra di Venezia. Qui per acquistarlo su amazon. 

Classe 1944,  Noel Scott Engel sarà ricordato nelle storie della musica come l’uomo che non si accontentò mai e  che trovò il successo facile e poi decise di frequentare le strade più tortuose del songwriting

L’inizio carriera è legato ai finti fratelli Walker Brothers sfondarono con un pop lucido e brillante, perfetto per gli anni della british invasion, anche se loro inglesi non erano: «Make it easy on yourself» di Bacharach, ma soprattutto «Make it easy on yourself» e «The sun ain’t gonna shine (anymore)» tra i primi singoli, poi vennero tre dischi che alternarono hit a cover generazionali come quella sotto scritta da un certo Bob Dylan

Il trio si sciolse alla fine degli anni 60  e Walker avviò una carriera solista fatta di alti e bassi. Occhiali scuri anche al mattino e  quel suono bubblegum  che ha fatto scuola. Il 1967 è l’anno della svolta da lì in poi è solo meraviglia.  «Scott 2» (’68) e «Scott 3» (’69), definiscono il profilo di un artista destinato a fare la storia del rock. Paroliere talentuoso, genio imprevedibile. Poi  «Scott 4» (’69) con ballate antimilitaresche che sono rimaste negli annali.  Qui un video che lo vedi interpretare  Jacques Brel, un pezzo su cui una band come i Franz Ferdinand, Biffy Blyro  e Maximo Park ci hanno costruito la carriera

Seguono 10 anni difficilissimi pieni di alcol e droghe e dischi riusciti a metà come «The moviegoer» e il country di «We had it all» e una reunion non tanto azzeccata per gli Walker Bros.

Gli anni 80 segnano una tendenza lirica e abbastanza verbosa con lavori come «Climate of hunter» (1984) con al fianco Billy Ocean e Mark Knopfler. Poi come un fulmine a ciel sereno sfodera il capolavoro assoluto «Tilt» un vero punto di riferimento per i viaggiatori del suono. Un disco che si pone come il coniglio bianco di tutta la musica sperimentale che arriverà negli anni a seguire, un lavoro spaventoso e denso di citazioni di spessore.

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A conti fatti Waker è  visto come un ispiratore della new wave, una voce fuori dal coro, un instancabile produttore di colonne sonore e rari dischi. Questa triste notizia che in italia potrebbe passare inosservata in verità a scosso il mondo dei musicofili.

Scott Walker  è una vera e propria leggenda del pop e va ricordato come un artista coraggioso che si è messo in gioco così tante volte trovando sempre il coraggio di rialzarsi e innovare la propria arte. 
RIP Maestro!