Elettronica fredda e minimale, forse anche come logica conseguenza della produzione DYI, ma anche passionale come i Joy Division più eterei o i Japan più carnali.
Il bello di questo EP – “On a quest” – però è soprattutto la spontaneità, sembra davvero fatto in casa senza menarsela troppo sulle aspettative del mondo lì fuori, mentre il limite è che ha un nonsoché di incompiuto ed è troppo focalizzato su un suono e un tono: tutta l’elettronica bianca esistenziale senza scuotimento di bacino che vi viene in mente è più o meno citata in queste tracce. Ma se non ci metti il ritmo il rischio è quello di fare della buona musica per un documentario sulla nuova collezione estate/inverno degli Apple Watch.
Morale: sembra facile portare a casa la pagnotta senza metterci del grasso ma se stai sugli arrangiamenti zen ed eterei o sei Steve Reich, o sei Thom York in un momento ispirato o rischi grosso. Non so se A Safe Shelter leggerà i miei buoni consigli ma in contumacia gli do un bel 6+ per la passione che ci mette, ma non posso considerare Divenire nulla di più che un buon saggio di fine anno.
6/10
Alessandro Scotti
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.