Martedì 15 maggio il Teatro Franco Parenti è stato il palcoscenico di quella che è la perfetta crasi di ibridazione tra musica, elettronica e visual art.
Si è tenuto infatti il primo appuntamento della terza edizione dell’Exchange Electropark, rassegna di musica elettronica dal vivo.
Sul palco sono saliti i Visible Cloaks – duo di Portland composto da Spencer Doran e Ryan Carlile – presentando il loro secondo album Reassemblage.
Subito ci si immerge in una miscela ambient, new age ed elettronica che si fonda alle influenze esotiche del Sol Levante. I vari brani che si susseguono per un’ora, infatti, trasportano l’immaginario di ognuno in un universo zen, perdondesi nei vari visual psichedelici. Un’esperienza a tutto tondo, evasiva e immersiva, dove sembra di passeggiare tra ruscelli e piante.
L’utilizzo di strumenti virtuali, capaci di replicare strumenti acustici orientali come marimba, duduk e balafon, mostra agli spettatori come è possibile superare i confini reali tra culture lontane e i confini impalpabili del regno digitale.
Gli strumenti acustici specifici si legano perfettamente alle immagini grafiche creando un mondo virtuale.
È un concerto da vivere. Le parole non sono in grado di descrivere l’energia musicale che i Visible Cloacks riescono a far emergere con i loro suoni.
Electropark Exchanges è un progetto curato da Forevergreen.fm, sostenuto dall’Associazione Pier Lombardo, e da Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo nell’ambito del progetto Funder35. In collaborazione con Teatro Franco Parenti e SAE Institute Milano.
Il prossimo appuntamento è il 12 giugno con Kuroshio, ultima impresa dello storico artista Philip Jeck insieme alla video artist Michaela Grill e il regista Canadese Karl Lemieux.
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.