Già il titolo è rivelatore: “I Black Lips cantano in…”. Cosa esiste di più classico di un titolo del genere? Nel suo nono album la band di Atlanta decide infatti di guardare indietro, alla storia della pop music tutta. Immaginate Frank Sinatra scendere dalla scalinata durante una sua residency a Las Vegas e trasformarsi in Elvis Presley nel bel mezzo della performance, per poi capitombolare a terra nelle vesti di Sid Vicious. Questo è più o meno ciò che hanno fatto i Black Lips con questo loro ultimo lavoro. Country, folk, rock’n’roll e belle melodie si fondono insieme in una sfacciata riproposizione dall’attitude marcatamente punk.
Si parte con la dylaniana Hooker Jon (con tanto di rutto marcio a metà esecuzione), per poi lasciar spazio al mito americano di Johnny Cash nell’ultra classicheggiante Chainsaw. Rumbler mescola l’armonica folk con un basso country e una chitarra al limite della saturazione, Holding Me Holding You ci porta direttamente all’interno di un vecchio saloon nel far west più remoto, mentre Gentleman e la sua slide guitar mescolano il menestrello di Duluth con un bel ritornello popular da cantare tutti insieme in coro accompagnati dai fiati della banda.
È il momento di Get It On Time, uno dei migliori brani del lotto, fra cantato strascicato, melodia folkeggiante e un finale epico beatlesiano (quasi alla Hey Jude per intenderci): una gioia per le orecchie. Angola Rodeo è rock’n’roll fifties fra sax e un pianoforte impazzito alla Jerry Lee Lewis, Georgia e Locust richiamano atmosfere western, Odelia il beat dei favolosi sixties, Dishonest Men il protopunk di Sonics, Kingsmen et similia. La conclusione è affidata all’ironica e sbronzissima Live Fast Die Slow. Ora si può collassare in mezzo ai tavoli dove si è bevuto, cantato e ballato con i Black Lips, sicuri che ci si rialzerà solo verso il mezzodì ancora con un bel giramento di testa.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman