Quando ho letto del ritorno in Italia dei The Album Leaf sono quasi caduta dalla sedia.
Sì, perché quello di giovedì 10 ottobre è un appuntamento imperdibile. Sicuramente per me, ma anche per tutti i fan di una band che ha segnato in modo indelebile la storia dell’indie passato, presente e futuro. E lo ha fatto in primis proprio con “In a Safe Place”, album edito dalla mitica Subpop nel 2004, che verrà riproposto interamente dal vivo sul palco del circolo Ohibò di Milano.
Questa data, unica in Italia, arriva a 3 anni dall’ultima apparizione dei The Album Leaf sui palchi nostrani, in occasione di un tour europeo che festeggia i 15 anni dall’uscita del loro album più famoso, e forse anche più bello.
Un album che ha imposto alla scena internazionale il talento cristallino del compositore e musicista Jimmy LaValle, confermato poi dalla produzione successiva, che non si è mai allontanata troppo dalla matrice elettronica venata di post-rock degli esordi. Fedele a sé stessa, ma mai ripetitiva né banale, la vocazione strumentale di stampo ambient di LaValle ha negli anni dipinto quadri sonori rarefatti come la pittura di Turner, controllati nella cura maniacale dei dettagli e costruiti da suoni piccoli e incisivi, dove la voce interviene solo di rado.
Un po’ come se un Brian Eno della prima ora incontrasse le stratificazioni dei Mogway e lo spleen dei Radiohead. Il tutto punteggiato dalle note dolcissime di un piano Rhodes che gronda malinconia da tutti i tasti e si insinua anche nelle crepe dei cuori più ruvidi.
Se avete fatto l’amore almeno una volta ascoltando i Sigur Ròs, o sognato di vedere l’aurora boreale cullati dalle note dei mùm, non rimarrete delusi. Il riferimento a luoghi e persone non è peraltro casuale: l’origine dell’ispirazione romantica e intimista di Jimmy è da ricercarsi proprio in Islanda, dove ha inciso le 10 meravigliose tracce di “In a Safe Place” insieme ad alcuni componenti di mùm e Sigur Ròs.
Un’operazione nostalgia dunque, di quelle che sono sicura non servono a celare la mancanza di nuovi spunti, ma che invece sono utili a ricordarci il piacere e l’importanza di certi tesori seminascosti della storia della musica che non vanno dimenticati.
Io vi aspetto sotto il palco dell’Ohibò per lasciare che la delicatezza di quei suoni mi accarezzi un po’ il cuore. D’altronde l’effetto “lacrimone” lo aveva carpito anche Sorrentino, che usa “Over the Pond”, uno dei pezzi più ispirati di tutto l’album nella colonna sonora de L’Amico di Famiglia. In quel caso il brano era funzionale a far emergere l’interiorità del protagonista, un usuraio brutto, tirchio e cinico ma allo stesso tempo sensibile e profondamente solo.
Io, che in quella solitudine mi ci identifico, mi preparo in questo caso a piangere in compagnia.
La Vedova Tizzini
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Nome: Vedova Tizzini
Descrizione: Ereditiera latifondista con velleità artistico-letterarie e tendenze anarco-insurrezionaliste.
Locali preferiti: la Casa 139, il Circolo Combattenti, il cimitero.
Primo disco comprato: Deejay Parade vol. 4
Primo disco che avrei voluto comprare: quello che ancora deve uscire.
Una cosa su di me: Quando ero piccola avevo un paio di occhialini rotondi di plastica azzurra con l’elastico trasparente dietro che trovavo molto carini, ma tutti mi prendevano in giro e non capivo il perché.