Venerdì 12 maggio 2023 è uscito “WadiruM”, il secondo album di Studio Murena. Dopo l’esordio del 2021 (“Studio Murena”, Costello’s Records), la band milanese torna affiancata e arricchita dalla produzione di Tommaso Colliva e da collaborazioni eccezionali come quelle di Paolo Fresu, Danno (Colle der Fomento), Ghemon, Laila Al Habash, Arya ed Enrico Gabrielli.

Gli Studio Murena sono Amedeo Nan (chitarra elettrica), Giovanni Ferrazzi (elettronica, sampler), Lorenzo “Carma” Carminati (voce), Marco Falcon (batteria, percussioni, cajon), Matteo Castiglioni (pianoforte elettrico, pianoforte, sintetizzatori) e Maurizio Gazzola (basso elettrico, synth bass).

Abbiamo avuto l’occasione di incontrarli e parlare con loro di questo progetto, ecco cosa ci hanno raccontato.

 

La copertina di “WAdiruM”

 

Intervista a cura di Mattia Sofo

 

Il vostro progetto è uno dei più originali in Italia, forse unico nel suo genere. Dopo aver suonato tanto in tutta Italia, anche in contesti prestigiosi, vi sentite in qualche modo parte di una scena?

Maurizio: Sentiamo che una scena c’è, forse ancora non è stata riconosciuta.

Matteo: Al primo maggio a Taranto, per esempio, avremmo dovuto aprire il concerto nel pomeriggio, poi a causa del maltempo l’evento si è spostato in uno spazio al chiuso e lì abbiamo avuto modo di condividere il palco con una line up incredibile. È stato bello conversare con artisti del calibro di Samuele Bersani, Rodrigo D’Erasmo, Vinicio Capossela, Venerus…

Carma: Questo è quello che ci coinvolge emotivamente da un punto di vista di rapporto con gli artisti. A livello di scena riconducibile al nostro suono ci sono degli elementi che fanno parte della stessa matrice, soprattutto qui a Milano, però effettivamente è difficile essere riconosciuti come membri attivi di una wave come può essere quella del jazz UK.

Matteo: Un minimo di scena c’è, pensandola un po’ allargata con tutti i progetti italiani come Nu Genea, Turbojazz, Hyperjazz Records, Raffaele Costantino, metti dentro anche i progetti di Tempesta come 72 Hours Post Fight… A volte magari sembrano scene un po’ separate, Roma, Napoli e Milano, se si dovesse unire il tutto ci piacerebbe molto fare parte di questa scena.

 

Nel concept di “WadiruM” avete scritto che questo album vuole distruggere alcune illusioni. Per esempio?

 Matteo: Noi volevamo distruggere l’illusione di essere un gruppo jazz rap.

Carma: Abbiamo cercato di distruggere l’illusione che la musica si fa per compartimenti stagni. È proprio un cruccio che ci siamo sempre fatti e continuiamo a farci: che etichetta dai alla nostra musica? Ma alla fine la domanda vera è: perché ci devi etichettare? Decostruire un’illusione può essere anche questo, uscire dai binari. La nostra musica è molto compartecipata.

 

Rispetto ai brani del vostro esordio, in questo album i testi sembrano essere molto più protagonisti. Avete cambiato qualcosa nel processo di scrittura?

Carma: Ho lavorato sui testi al massimo delle mie possibilità per renderli più chiari e intellegibili. Anche dal punto di vista musicale delle strutture abbiamo tentato di limitare la composizione di brani sopra i 7 minuti anche se alla fine qualcuno c’è, perché è una cifra a cui teniamo molto e che non vorremmo perdere. Su questo è stato fondamentale l’apporto di Tommaso Colliva. Ci disse “Dipingete molto bene per sfumature, ma bisogna lavorare anche su tinte forti per valorizzarle”.

Maurizio: È cresciuta anche la nostra consapevolezza di musicisti nell’immaginare fin dall’inizio un testo protagonista insieme alla musica. La prima volta che abbiamo composto insieme, strumentale e voce erano due anime ben distinte che si incastravano bene. Questa cosa è migliorata molto nel tempo, a volte siamo partiti da un concetto o da un testo di Carma e ci abbiamo ricamato attorno la musica. Oasi è nata proprio da un’idea di basso elettrico e voce che collaborano per creare una texture, a cui poi abbiamo costruito attorno un brano.

 

Studio Murena (Foto Luca Maledet)

 

L’album è pieno di feat. meravigliosi. Ci raccontate qualcuna di queste collaborazioni?

Matteo: Sono tutte collaborazioni molto importanti nate in modo abbastanza naturale. Il pezzo con Ghemon forse ha la storia più interessante.

Maurizio: Ghemon è stato un po’ padre e fonte di ispirazione del nostro progetto fin dall’inizio, e poi motore per credere in noi stessi e continuare a lavorare alle nostre cose. Il featuring in questo album è un cerchio che si chiude di cui siamo molto orgogliosi, sia a livello artistico che a livello umano.

Giovanni: Il feat. con Laila è l’ultimo che abbiamo registrato. Lei ha scritto sia i testi che le melodie delle sue parti. Secondo me nel pre-ritornello ci ha visto benissimo, ha fatto una sua armonizzazione di quello che avevamo e le ha dato un twist molto diverso dai nostri mood usuali. Tutt i feat. sono mega organici e sono tutti delle palette che servivano ai nostri brani.

Carma: Nessuno dei feat. è stato contattato a tavolino. Danno è stato quello con cui avevamo meno contatto in assoluto, però poi parlandoci abbiamo riscontrato una prossimità incredibile. Oltre alla mia religiosità per il Colle der Fomento, quando ci siamo parlati per la prima volta tutti insieme lui si ritrovava nelle cose che dicevamo e nella nostra musica. Io più o meno piangevo (ride), con quest’altro parlava di Daredevil… come per dire “Vabbè, bella sta ludoteca Studio Murena che si è creata”, una presa bene incredibile.

 

La vostra cosa preferita di “WadiruM”?

 Maurizio: Posso dire l’amicizia? Secondo me si è creata un’ottima coesione di idee che prima c’era e non c’era. Invece ora quando entriamo in saletta a scrivere, questa cosa succede molto di più.

Giovanni: Per me è un punto della nostra carriera che quando riguarderemo da lontano sarà sempre un “Che figata!”, e da qui si può fare sempre meglio.

Amedeo: Per me è molto simile. Alla fine del primo disco, pensarci qua, in una sala della Universal, con un disco in mano prodotto da Tommaso Colliva, era il massimo a cui potevamo aspirare. Esserci arrivati adesso è una figata.

Carma: La mia cosa preferita del disco è, in modo un po’ egoistico, il feat. con Danno. Ho sempre sognato di scrivere un pezzo col Colle der Fomento, ma non avrei immaginato che sarebbe successo.

Matteo: Anche per me la cosa più emozionante è stata la collaborazione con Paolo Fresu, perché lui è stato il primo artista jazz a cui mi sono appassionato.

 

Non vediamo l’ora di ascoltarvi dal vivo al MIAMI e a Camaiore. Come vi state approcciando a questi due appuntamenti? Ci saranno altri concerti estivi?

Carma: Marco ha arrangiato un concerto che si spinge oltre la semplice riproduzione perfetta dei brani in studio. Vogliamo che il live sia un’esperienza collettiva di ascolto. In scaletta c’è tutto “WadiruM”, qualche brano vecchio e qualche easter egg. Speriamo di riuscire a portarlo ovunque e non vediamo l’ora. Abbiamo fatto una data zero a Leno e il live ha retto molto bene. È qualcosa di diverso anche dai nostri concerti che avete già sentito.

Giovanni: Abbiamo cercato di costruire un concerto più internazionale. Ci siamo ispirati molto al live di Kendrick Lamar, dagli arrangiamenti al modo in cui ha unito i brani della scaletta.

Maurizio: Il senso è proprio regalare un’esperienza che non si limiti all’ascolto dei brani, come stanno facendo in tanti anche in Italia, da Salmo ai Pinguini Tattici Nucleari. Noi abbiamo cercato di farlo a modo nostro.