I Solviet Malpensa sono una delle molte band del sottobosco alternative italiano attive da anni e con un’elevata maturità artistica, ma che purtroppo, per leggi di mercato, una proposta non in linea con le richieste delle radio o forse semplice sfortuna, non sono mai riuscite a raggiungere il successo che meritano.

Claudio Turco e soci sono infatti una delle migliori realtà rock in grado di nutrirsi di suoni elettronici con leggerezza, ma anche con serietà. Una formula che in Italia nei decenni passati ha fatto la fortuna di band come Bluvertigo o I Cani.

Anche in questa ultima fatica discografica, il gruppo realizza una sua visione cinematografica della forma canzone, unita come al solito ad ottimi testi. Dopo la partenza strumentale affidata a Ghost Town, poi ripresa nel singolo M, si passa a Isole, uno dei pezzi forti del disco con quel suo mood post-punk e un urlo liberatorio che recita «Pazientemente aspetto la fine del mondo / Eppure non ci riesco ad essere perfetto».

Apri gli occhi, Pure Blue e Scintilla analizzano poeticamente lo scorrere del tempo («Ma c’è ancora tempo / Per realizzare tutto quello che vuoi / E non avere paura / Di scoprire chi sei», «Di nuovo lunedì / Sembrava la fine», oppure la semplice ripetizione del mantra «E non c’è più, non c’è più domani»). Dopo un secondo brano strumentale (la title track), l’opera si conclude con la dolcissima La musica non basta. L’ennesima conferma che la compagine lombarda ha ancora tanto da dire e lo fa nel migliore dei modi.

Andrea Manenti