Milano, 21 febbraio 2018
Spezzare la routine settimanale con un live come quello di The Soft Moon è la cosa migliore che ci si possa augurare. Un bel modo per scuotersi di dosso il torpore dei primi giorni della settimana. The Soft Moon è il progetto che ruota attorno alla figura di Luis Vasquez, un ragazzo di Oakland al servizio del Lato Oscuro della Forza probabilmente dalla nascita. Lo dimostra il titolo della sua primissima canzone, composta con la chitarra regalatagli da suo padre il giorno del suo dodicesimo compleanno: Claustrophobic Man.
Luis Vasquez non ha mai smesso di comunicare il suo buio interiore attraverso la sua musica. Quando sale sul palco del Magnolia, anche lo spazio che lo circonda si fa buio. Lui è un concentrato di energia, un vero animale da palcoscenico, come si suol dire. Il live comincia piano e svolta davvero con Burn, uno dei pezzi migliori dell’ultimo album, “Criminal”. Da quel momento resta alto fino alle fine. Vasquez, insieme ai due musicisti che lo accompagnano – Luigi Pianezzola e Matteo Vallicelli – butta giù un pezzo dopo l’altro, nel suo mix martellante di post-punk, darkwave e industrial, facendoci nuotare tutti in un’oscurità avvolgente. Un climax che dura più di un’ora e che si chiude meravigliosamente con Wrong, che arriva dritto e potente come un treno in faccia.
Il pavimento della sala vibra. Nella città in cui sono nata e cresciuta, c’è un modo di dire che descriverebbe il momento alla perfezione. Fossimo lì, diremmo che The Soft Moon “scippa le basole”. Ah, in apertura c’era il live di Sarin, berlinese mascherato di nero e armato di consolle e flex, ma alle 21.30 eravamo tutti ancora troppo lucidi per apprezzarlo.
Laura Musumarra
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di Luca Scarpa (@LucaScarpaPh)
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.