Questa recensione ha bisogno di una premessa in quanto è diversa da qualsiasi altra recensione abbia scritto in precedenza. Questa recensione sarà infatti estremamente soggettiva. Se tu, lettore, non sei uno di quelli che pensano subito a “Blood Sugar Sex Magik” o a “Californication” quando ti viene chiesto quali siano i migliori dischi di sempre, allora sarai completamente in disaccordo con il sottoscritto.
“Unlimited Love” rappresenta la gioia del ritorno di un chitarrista unico come John Frusciante. Uno che sa dare spazio agli altri senza tirarsi indietro, uno che mette la propria indelebile firma su ogni nota che produce, senza soverchiare i propri compagni di band. Questo album è quindi quello del ritorno dei “veri” Red Hot Chili Peppers.
“Unlimited Love” è inoltre l’album della piena maturità finalmente raggiunta da quattro signori che in media fanno 60 anni. Un album che pesca a piene mani dalle precedenti esperienze della band e le esalta. In queste diciassette canzoni ritroviamo quindi le ballad epiche alla Californication o Otherside (si senta il primo singolo Black Summer a proposito), così come i singoloni alla By the Way o Dani California (il quarto singolo These Are the Ways), il funk acido e rilassante figlio di “BSSM” (il secondo singolo Poster Child) e la tromba mai così free di Flea in Aquatic Mouth Dance.
In Bastards of Light lo stridore degli esperimenti elettronici solisti di Frusciante si mescola alla limpidezza della sua chitarra. C’è la cavalcata travolgente alla Parallel Universe (Here Ever After), la poesia pop del terzo singolo Not the One, il funky rock sgraziato alla I Like Dirt di Whatchu Thinkin’, l’immancabile “californietà” dei peperoncini in White Braids & Pillow Chair, la dolcezze di Veronica, e la chiusura acustica alla Road Trippin’ di Tangelo.
Questa recensione non è una recensione e me ne scuso. Queste righe sono un atto d’amore, come un atto d’amore è il disco che i Red Hot Chili Peppers ci hanno regalato.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman