Il ritorno di John Frusciante ha un non so che di magico. Sarà per il carattere schivo ma geniale del personaggio, sarà per quel suo essere sempre “avanti” nella sua carriera solista ma allo stesso tempo ben allineato ai suoi compagni di band, sarà molto più semplicemente, e materialmente, per essere stato la spinta principale alla pubblicazione di un secondo album in meno di un anno per un totale di ben 35 canzoni (tutte registrate nelle stesse vulcaniche sessioni), delle quali nemmeno una ha l’aria del mero riempitivo.

Laddove il precedente “Unlimited Love” donava ai fan una raccolta di canzoni che spaziando nell’intera storia dei Red Hot Chili Peppers “classici” (quelli che vedono appunto Frusciante affiancare Smith, Flea e Kiedis) aveva quasi l’aura di un greatest hits di sole novità, questa volta vengono portati in superficie tanti elementi piuttosto insoliti per la formazione californiana: da un uso intelligente e mai eccessivo dell’elettronica e dei synth, a qualche sentito tuffo in un mood maggiormente jazzato. Nella visione d’insieme, si nota anche una vicinanza più marcata al funk di “Blood Sugar Sex Magik” mescolato al pop di “By the Way”, piuttosto che al rock di “Californication” (a cui si avvicinava invece il disco uscito sei mesi e mezzo fa).

La scaletta parte con il primo singolo Tippa My Tongue e il suo irresistibile incipit, che finirà probabilmente per aprire i futuri concerti del quartetto in alternanza ai classici Around the World e Can’t Stop. Da qui in poi non c’è un attimo sottotono, fra funkettoni come Peace and Love e Fake as Fuck (con la tromba di Flea ai massimi livelli), riffettoni hard rock (Reach Out e Bag of Grins) e brani destinati all’immortalità come Eddie, tributo a Eddie Van Halen, con un fantastico solo di Frusciante che parte quando il cronometro segna i 2.46 per arrivare alla conclusione di 5.42.

Spicca anche qualche riuscito esperimento, come My Cigarette e In the Snow, un’atipica visione del dub (Handful) e una altrettanto inaspettata del blues (Carry Me Home) e una dolcissima ninna nanna intitolata La La La La La La La La che rievoca i fantasmi di Porcelain e della più recente Not the One, con la voce di Kiedis forse mai così fragile ed espressiva.

Due su due nel 2022 per i Peperoncini… e in quest’ultimo lavoro senza mai citare la loro amata California. Chapeau!

Andrea Manenti