Da qualche tempo si è diffusa un’idea che fa molto discutere: “La musica trap è il nuovo punk”. A esprimerla sono stati molti addetti ai lavori, qualche critico e parecchi appassionati. Negli Stati Uniti il genere è stato sdoganato da Dave Grohl, un mostro sacro del grunge e dell’alt-rock. In Italia, invece, la discussione si è ulteriormente accesa dopo le recenti affermazioni del leader di una band ormai considerata storica, autore di almeno un paio di dischi-capolavoro, pioniere di un certo modo di intendere la musica indipendente e, da ultimo, personaggio televisivo di successo.

Parliamo naturalmente di Manuel Agnelli, che durante un’intervista a Salmo per la sua trasmissione “Ossigeno” (qui l’intervista integrale) ha dichiarato testualmente: «Il fenomeno trap mi ricorda lontanissimamente il primo punk». Agnelli ha poi articolato meglio il suo discorso, chiudendolo con un concetto indubbiamente condivisibile: «Mi dispiace che sia un’occasione un po’ mancata, che non abbia una connessione con il reale, con quello che succede nella società tutti i giorni».

L’idea che la trap sia il nuovo punk, però, resta lì a mo’ di monito per i posteri. Bene, pur rispettando le considerazioni di Agnelli e di molti altri, non le condivido affatto. Certo, tra i due generi esistono evidenti punti di contatto, dall’atteggiamento provocatorio fino alla loro accezione più superficiale, che li relega spesso a fenomeni puramente di costume, per non dire di moda (la famosa “Great Rock’n’Roll Swindle” di Malcolm McLaren con i Sex Pistols può essere citata ad esempio). Ma è altrettanto indubbio che, al di là di queste poche somiglianze, la trap non sia per nulla paragonabile al punk, in particolare al cosiddetto primo punk. E non è solo una questione prettamente musicale (è chiaro che il punk viene dal rock e la trap dall’hip hop), ma di approccio, di attitudine e di contenuto. Perciò proverò a riassumere le principali differenze in quattro rapidi punti. E voi, come la pensate?

 

Sottocultura Vs. Mainstream

Il punk è nato nella seconda metà degli anni ’70 tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra. In Italia è arrivato di rimando con un paio d’anni di ritardo, ma ha avuto uno sviluppo simile, se non più crudo e verace. Il denominatore comune fu comunque il suo svilupparsi in termini di sottocultura. Un rapido proliferare di nuove realtà, variegati intenti espressivi, etichette indipendenti, forme di autoproduzione, miriadi di fanzine fatte in casa e un nuovo immaginario grafico. La trap non è nulla di tutto questo. Insomma, il punk, quello vero, nasce dal basso e muore in quella stessa puzzolente fanghiglia. La trap nasce sì in un ambiente underground, ma punta subito in altissimo: un singolo spaccone e accattivante, un contratto con una major e guadagni facili il prima possibile. Ve li immaginate i Negazione firmare con una grande etichetta? E i Tampax a Sanremo come Achille Lauro? Io no.

 

 

Collettivo Vs. Solitudine

I punk non potevano prescindere dai propri simili. Si muovevano e agivano in “branco”. Erano un movimento, appunto, e tendevano all’aggregazione. Ogni città aveva il proprio gruppo di punk, anche in Italia, dove l’anarchismo collettivo fu importato sull’esempio di alcune band inglesi, primi fra tutti i Crass, che vivevano in comunità. Gli artisti trap, invece, sono sostanzialmente soli. A differenza dei rapper, che si identificano nelle crew, i trapper non costituiscono un vero e proprio movimento. Fanno parte di una scena, ma niente di più.

 

 

Spazi comuni Vs. Cameretta

Lo spirito comunitario del punk si esprimeva sia nella formazione delle band, sia nella gestione degli spazi. La musica nasceva nelle cantine e nei garage, dove i giovani punk si riunivano, imbracciavano gli strumenti e iniziavano a suonare nonostante le scarse doti tecniche. Frequentavano piazze e marciapiedi per condividere la propria vita e le proprie idee. In breve tempo la sottocultura punk si organizzò anche in veri e propri spazi autogestiti (il Virus di Milano in testa, per quanto riguarda l’Italia) in cui si tenevano confronti, riunioni e ovviamente tantissimi concerti. Per la trap è diverso. Anche se il termine fa riferimento a un luogo specifico (le “trap house” sono gli appartamenti abbandonati in cui si prepara e si vende la droga), non esiste la tendenza a radunarsi in uno spazio comune. I trapper oggi producono la loro musica in modo “privato”, in casa o se va bene in uno studio, per poi lanciarla su youtube nella speranza di conquistare il successo.

 

 

Anticonformismo Vs. Conformismo

Il punk è nato per spaccare tutto. Era una forma di anticonformismo, di opposizione al capitalismo dilagante e di feroce avversione alle politiche governative. Nelle sue espressioni più radicali, il punk metteva in musica il desiderio di porsi non contro il sistema, ma addirittura al di fuori del sistema stesso. I trapper, invece, pur emergendo (come i punk) dalle periferie e da situazioni di disagio sociale, cercano il riscatto per poi rivendicarlo con orgoglio. Con voluta e provocatoria esasperazione, sfoggiano vestiti firmati e macchine di lusso, circondati da donne e soldi. Sono figli del capitalismo, ma anziché opporsi come facevano i punk, lo subiscono fino a diventarne un feticcio. Se il punk cercava lo scontro, il trapper cerca il riscontro.

 

Paolo