news for lulu

Non so voi, ma io mi sento appagato. Provo una certa soddisfazione, addirittura un pizzico di orgoglio, quando mi ritrovo nelle orecchie un disco come “Ready For What” dei News For Lulu. Vi spiego subito il perché. Il fatto è che sono arcistufo di ascoltare robetta italiana che nella gran parte dei casi ti viene annunciata come un capolavoro. Sono talmente stufo che ormai, non appena iniziano a circolare voci sulla presunta magnificenza di un disco che uscirà che ne so, fra due mesi, mi autoconvinco che sarà una ciofeca. Finirà come la storia di “Al lupo, al lupo”, lo so già, prenderò qualche cantonata. Ma sto invecchiando, è più forte di me, e come ogni buon vecchio spocchioso, mi esalto soltanto per pochissimi album. Ho anche scoperto di prediligere i dischi “timidi”, quelli che emergono in sordina, senza troppe strombazzate, come quei sottomarini che prima di salire a galla cacciano fuori il periscopio per controllare i paraggi.

Ebbene, il quarto lavoro dei News For Lulu soddisfa tutte queste mie piccole esigenze da umarell della canzone. Se avessi un applausometro qui a fianco, batterei le pinne come una foca fino ad accendere una ad una tutte le lucine. Vado con la lista? Dunque: c’è qualità, scrittura non tradizionale, un approccio sincero, passione tangibile per la musica e un respiro squisitamente internazionale. Se poi aggiungete la perizia tecnica e un palato niente male, capirete bene che qui si annega in un brodo di giuggiole.

Ok, passiamo alla fase biografica, noiosa ma necessaria. Ve li ricordate i News For Lulu? Facciamo un ripassino veloce. Parliamo di una storica band del panorama indipendente italiano. Il primo disco uscì qualcosa come 15 anni fa. Mica male. All’epoca il gruppo pavese suonava un post-rock d’annata sporcato di indie-rock, categoria nella quale si sarebbero poi incasellati con il lavoro successivo. Ma a dominare la produzione del quartetto lombardo è sempre stata la sua capacità di ibridare gli ascolti. Di assorbirli, filtrarli e modificarne la formula applicando il proprio marchio di fabbrica. Ecco dunque “Circles”, pubblicato nel 2014, nel quale era evidente la virata verso un suono più sofisticato, elegante se volete, e più orientato al classico.

Nonostante siano passati ormai sette anni, l’esperienza di quel terzo album è un passaggio fondamentale per capire questo “Ready For What”, in cui troviamo una band più adulta e consapevole. Ma di cosa? Consapevole del proprio passato, certo, ma anche e soprattutto di ciò che importa veramente per un musicista, e non solo. Insomma, parliamoci chiaro, sette anni tra una pubblicazione e l’altra non sono pochi. In mezzo ci passa un bel pezzo di vita. Trasferimenti, amori, fantasie, la paura di perdersi. Per non parlare del lavoro, delle illusioni che scorrono via lisce verso il disincanto. Dei nuovi progetti, i nuovi sogni. Quelli che per la prima volta, da uomo navigato, sai di poter davvero realizzare.

Lo sappiamo, il mondo è pieno di artisti a cui sono bastati due o tre anni di assenza per perdere il treno. I News for Lulu, invece, non sono mai scesi dalla loro carrozza. Hanno proseguito il loro viaggio in silenzio, senza farcelo sapere, affondando nella nebbia della provincia più ostile. Quasi me li vedo, seduti nel loro scompartimento, intenti a studiarsi la geografia di “Ready for What”. Zero pressioni, una pausa caffè ogni tanto. «Che dite, buttiamo giù un pezzo dopo l’amaro?». E poi, all’improvviso, eccoli scendere per sgranchirsi le gambe, con il nuovo disco stretto tra i denti. «Va bene, e adesso che si fa? Siamo pronti?». «Sì, ma: pronti a cosa?».

La risposta è tutta nelle nove tracce confezionate con l’aiuto di Luca Bergomi (Dumbo Gets Mad) in cabina di regia. Un lavoro compatto, a lievitazione naturale, che mantiene lo stile e l’approccio eighties del penultimo album (lo dicevamo), calcando però la mano sull’aspetto ritmico. La rivoluzione rispetto al passato, insomma, è concreta, ma non disorienta. Come dire: è un album che modifica il paesaggio, ma non i confini, che restano ben saldi a marcare il territorio agrodolce nel quale da sempre si muove la band.

In quasi tutti i brani prevale la vena funk (soprattutto in When I Wake Up e Rooms), ed è questa la vera novità, introdotta a illuminare ambienti sonori che hanno comunque un’origine cupa, notturna, a tratti malinconica. Il clima è stabile, i venti moderati. Le atmosfere del disco sono piacevolmente dilatate, di un viola che a volte sfuma verso il rosa (Could Be You) e altrove punta al blu (One To One), suonando al tempo stesso vintage e moderne.

Ancora una volta, infatti, i News For Lulu riescono ad assorbire la materia già esistente e a rimodellarla con un estro e una personalità non comuni. Dalla galassia del pop rock di una quarantina di anni fa (Fleetwood Mac, Toto, Roxy Music), finiscono dalle parti di band contemporanee come Unknown Mortal Orchestra, Real Estate e Foxygen, mantenendosi comunque a distanza di sicurezza per restituire all’ascoltatore un sapore originale.

Roba che in Italia fai fatica a immaginare, eppure esiste. È una questione di qualità, come dicevano quei quattro emiliani, di lacci e lacciuoli da cui slegarsi il prima possibile. Qui da noi ci riescono in pochi, ultimamente. Per restare nell’attuale sottobosco, mi vengono in mente i Vanarin, gli Smile, gli Studio Murena. Tutti campioni nostrani, ognuno nel suo genere. Ma forse è anche una questione di pazienza. La pazienza di noi ascoltatori, che osserviamo il cantiere con le braccia incrociate dietro la schiena, e quella dei musicisti, che come in questo caso hanno atteso il momento giusto per dare alle stampe un disco che difficilmente passerà di moda, perché di moda non vuole assolutamente vivere. E allora che dire, bentornati News For Lulu.

Paolo