Vengono da Madrid, si formano nel 2011 – inizialmente in 2 e come Deers – poi, dal 2014, integrano basso e batteria e, costrette, cambiano nome in Hinds su pressione dell’avvocato dei canadesi The Dears, poiché a quanto pare l’assonanza generava confusione.
Prima di Leave me alone, album di debutto uscito l’8 gennaio 2016 per la newyorkese “Mom + Pop Under”, le Hinds si erano già fatte apprezzare da pubblico e critica con la pubblicazione di alcuni singoli e date in giro per tutta l’Europa.
Lo stile è molto vicino al garage e a tutto quel revivalismo per il rock ‘n’ roll degli anni ’60, anche se non manca una certa freschezza pop, che non solo non snatura il prodotto, ma anzi, gli conferisce una certa personalità. Ok, un po’ di manierismo non manca, ma nonostante ciò l’album si fa ascoltare tutto e volentieri, senza avvertire alcun senso di ripetitività.
Arrangiati in modo semplice e minimale, i brani sono brevi e diretti, senza fronzoli, e non ce n’è uno che emerga sugli altri. Le voci, volutamente sporche, effettate e ben amalgamate e l’armonia semplice, fatta di accordi e riff orecchiabili ed efficaci, vanno a braccetto con una sonorità schietta, ruvida, al limite del lo-fi e con una ritmica essenziale, capace però di creare dinamiche davvero divertenti. Insomma: musica leggera, da canticchiare o fischiettare spensieratamente, di certo non innovativa, ma sicuramente fatta di buone idee arrangiate con cura e intelligenza.
Attualmente in tour in Europa, hanno in programma 3 date in Italia e saranno a Milano sabato 23 gennaio al Serraglio: appuntamento da non perdere!
Mirko Catani
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.