Milano, Alcatraz: 00.43. Sabato 6 febbraio.
Termina qui uno dei live sicuramente più intensi e più aspettati degli ultimi mesi. E’ Settima data di un tour che ha fatto quasi sempre sold out in tutto lo stivale. Stiamo parlando dei Fast Animals & SloW Kids urloni per lavoro from centro italia with love.
Sono entrato abbastanza presto e quando hanno iniziato, dopo degli ottimi Aim e dei navigati Minnie’s, sotto al palco iniziavano ad accatastarsi zombie urlanti. Alle nostre spalle, ancora molto spazio. Sembrava fosse un concerto tranquillo. Le impressioni ingannano. Dalla seconda canzone, il pogo mi ha portato via, tra quelli che sapevano tutti i testi a memoria di tutte le canzoni e chi come me, ne conosceva solo alcune, se la spassava pogando, ridendo, scrollandosi dai capelli i pensieri della settimana. Da lì in poi ho smesso di fare i conti e il locale era fottutamente imballato a tappo. Guardate le foto per crederci, gli stessi FASK ancora non ci credono, portare 4000 testoline succede di rado nella musica indie italiana. Tutti e quattro hanno dimostrato di portare un rispetto enorme a chi li ha aiutati a realizzare questo traguardo, dopo 7 anni di sacrificio. Nota di merito al buon Nicola Manzan dei Bologna Violenta li ha accompagnati al violino e alla seconda chitarra in queste sette date. Le canzoni? Ascoltate live, stupende. Aimone – che a tratti ricorda Vedder per come “vive” ogni singola parola che canta e, personalmente, per come pronuncia alcune consonanti, mi evoca la voce di Manuel Agnelli – incide con una voce molto particolare e soprattutto la sua energia sul palco ti contagia. Anche quando è riuscito a fare stage diving dal palco al bar, per farsi una birra e poi tornare indietro. Idolo.
“Il vincente” ha un testo impressionante ed è stata suonata magistralmente: l’atmosfera di addio/arrivederci che si respirava da giorni, ha contribuito a rendere preziose anche il resto delle canzoni, che dal vivo sono proprio dei “calci in faccia” perché i FASK sabato, sono riusciti a dar vita ad ogni singola canzone. Ognuna di esse emetteva vibrazioni forti e questa energia elettrica positiva sono riusciti a passarla in tutta la sala, tra la gente che saltava, che cantava e che si divertiva.
Questa energia positiva di facile contagio. Perdono tutto, quel rottoinculo che nel pogo mi ha fatto l’orologio e quella ragazza che ho approcciato e mi ha scansato sopraffatta dalla mio ammalliante “profumo d’ascella”
Federico Trevisani
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.