Milano, 23 ottobre 2023

 

Come il buon cibo, l’alta sartoria e le città d’arte, anche i Calibro 35 andrebbero inseriti nell’apposito listone delle eccellenze italiane. Assistere a un loro concerto è sempre e comunque un motivo di estasi, godimento e in fin dei conti di orgoglio. Mi è successo anche lunedì 23 ottobre all’Alcatraz di Milano. Non era certo la prima volta, ma in questi casi non c’è mai fine allo stupore.

Dopo la scorpacciata morriconiana di “Scacco al Maestro”, consumata in due volumi di rara intensità, in questo 2023 la formazione milanese ha dato alle stampe un nuovo album intitolato “Nouvelles Aventures”. Immagino che lo abbiate già ascoltato tutti, anche perché è uscito il 26 maggio. Basti allora ricordare che si tratta di un ritorno al sound originale della band, rimodellato e filtrato da tutto ciò che di buono è stato fatto in questi quindici anni di attività, a partire da “Momentum”.

È questa, dunque, la premessa per comprendere la scelta di presentarsi sul palco con una scaletta eterogenea, che ha fatto dell’effetto sorpresa una delle sue migliori armi. A questo si aggiunga che la data di Milano era anche l’ultima del tour italiano dei Calibro 35, pronti a sbancare anche all’estero come già hanno fatto qualche mese fa, per esempio, impressionando il pubblico del Primavera Sound. Una scusa in più per fare festa e chiamare on stage amici di vecchia data e nuovi compagni di avventura. Innanzitutto Roberto Dell’Era, interprete della cover de L’appuntamento, brano reso celebre da Ornella Vanoni e ripreso nel primo disco della band, poi Arya Delgado, voce nella colonna sonora della serie “Blanca”, e infine Venerus, che con i Calibro ha suonato e cantato la sua Sei Acqua.

A dirla tutta, però, le emozioni più forti sono state stanate a colpi di chitarra, basso, batteria e tastiere dal repertorio strumentale della band, che naturalmente ha fatto la parte del leone. L’introduzione affidata a Mompracem, un mid-tempo speziato e carico di tensione, ha preparato il campo all’agguato frontale di Stainless Steel, con Enrico Gabrielli salito subito in cattedra a dettare il ritmo ai compagni, e l’altrettanto oltraggiosa You, Filthy Bastards!, pescate entrambe da “Traditori Di Tutti” del 2013. Ottimo il trittico composto da Death of Storytelling, Stan Lee e Fail It Till You Make It, una sorta di best of dal già citato “Momentum”, e così pure la parte centrale concentrata sui brani del nuovo disco (Gun Powder e Dinamometro su tutti). Finale con gli ormai classici Notte in Bovisa e Giulia Mon Amour.

Inutile sottolineare l’eccellente prova tecnica di Massimo Martellotta alla chitarra e di Fabio Rondanini alla batteria, macchine da guerra infallibili, instancabili nel loro continuo macinare groove. In questo momento è giusto elogiare anche la performance di Roberto Dragonetti, impegnato nel complicato ruolo di nuovo bassista dopo l’abbandono di Luca Cavina. Il suo stile elegante e preciso, ruvido soltanto nei passaggi giusti, si sposa perfettamente con quello degli altri componenti.

Insomma, senza tirarla troppo per le lunghe, i Calibro 35 si sono confermati un top di gamma. Una sicurezza. Soprattutto oggi, dopo tutti questi anni di carriera, perché con una maestria non scontata hanno dimostrato di essersi evoluti e ingigantiti attorno a un nucleo centrale rimasto invariato. Quello innervato di funk, psichedelia, free jazz e atmosfere da inseguimento rocambolesco. Il concerto di Milano (corredato, per la cronaca, da una citazione di “Uccellacci e Uccellini”, il racconto dell’allunaggio di Tito Stagno, uso di passamontagna neri e tute spaziali argentate tipo programma Mercury), è stata una lezione di come la musica andrebbe fatta, sempre.

Paolo

 

 Foto di copertina: Alessandra Finelli