newviewEleanor Friedberger, classe 1976, dall’Illinois, col suo terzo album da solista intitolato New View non credo lascerà il segno. Pesca con un retino a maglie fitte tra i vari gruppi e cantautori del folk-pop-rock americano a partire dagli anni ’70, lasciando un esiguo spazio a quelle contaminazioni che un panorama musicale così inflazionato necessiterebbe. Dopo pochi secondi dall’inizio del primo pezzo si è già perfettamente calati in un’atmosfera alla Knockin’ on Heaven’s Door, complice anche un giro armonico che, se non fosse uno dei più usati della storia, renderebbe la bella Eleanor tacciabile di plagio.

Le canzoni sono curate e suonate bene, spesso piuttosto semplici e tendenzialmente orecchiabili, con qualche idea carina sparsa qua e là, suoni non sempre banali (soprattutto di certe chitarre) e linee vocali saltuariamente interessanti. Tuttavia, a mio avviso, ciò che manca è una generale volontà di osare, di dare più spazio a nuove influenze e a nuovi ascolti che non siano i dischi che ascoltava la mamma o quelli comprati in età adolescente.

Nonostante questo panorama generale, comunque alcuni brani sono riusciti lo stesso a far sussultare il mio orecchio.
In Sweetest Girl è apprezzabile il contrasto tra un arrangiamento di base asciutto e un senso di instabilità dovuto al tempo che si alterna tra pari e dispari.
In Your Word è soprattutto il ritornello ad avere un respiro meno legato al Midwest.
In Never is a Long Time, invece, viene fatto un utilizzo ben dosato di alcuni suoni ritmici distorti, mentre in Cathy With The Curly Hair, brano in sé piuttosto anonimo, fa un’imprevista incursione una sorta di sintetizzatore/arpeggitore che, per un attimo, dà l’idea di poter soverchiare le gerarchie dettate dalla batteria drittissima e dagli organi soffusi.

In definitiva, a discapito del titolo, in New View di nuovo c’è ben poco ed è per questo che mi sentirei di consigliare il disco agli amanti più hard core del genere.

Mirko Catani