Desert Colossus risulta essere il primo album della band olandese Desert Colossus: si esatto, nella scelta del titolo dell’album, dopo ore ed ore ed ore di reunioni, hanno utilizzato il nome della band, facile, no? Almeno uno non deve ricordarsi troppe parole, quando andrà a cercarli nei vari portali.
Il sound dell’album è piuttosto curato nelle ritmiche: ottima chitarra solista, con riff che ti fanno muovere la testa nell’ascolto, che si eleva sopra una chitarra ritmica fatta solo di powerchords ma piuttosto potente, e ottima batteria, semplice e senza esagerazioni da strafico, però suonata da qualcuno con molta esperienza.
La voce del cantante è sullo stile StoneRock, come i Desert definiscono il loro genere, ma evoca anche un carattere proprio, che in parte si allontana dagli schemi classici dello Stoner.
Alcune canzoni si assomigliano tra loro, però geniale è The End is Night, il cui nitro deve molto anche all’assolo di Pariah.
Citazione speciale per Fat Chicks e Burns Your Friends, che si presentano come due canzoni molto Stoner e aggressivamente ascoltabili.
I Desert sono uno stone rock forte e debuttano con il primo album, ma si intravedono grosse qualità musicali di gente preparata.
Federico Trevisani
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.