Grazie alle etichette Touch and Go e Dischord, grazie ai Jesus Lizard, al metallo, al noise e al punk hardcore. Grazie. Innanzitutto grazie per aver fatto finalmente rinsavire il buon Pierpaolo Capovilla, in secondo luogo grazie per aver fatto sì che si sia unito al fido Franz Valente (anch’egli Teatro degli Orrori, ma soprattutto anch’egli ex One Dimensional Man), all’istrionico Xabier Iriondo Gemmi (Afterhours) e direttamente dall’America anche al cantante Eugene S. Robinson dei grandi Oxbow, dando vita ai Buñuel.
Il risultato di questo incontro – A Resting Place for Strangers – sono nove tracce per circa mezz’ora di inferno sonoro in cui sangue, sudore, sputa, lacrime e violenza si fondono a formare un’unica cosa. Il basso distorto ai limite del possibile, la batteria potente come il tuono, la chitarra a riempire di rumore, la voce possente e spaventosa: tutto il necessario per un’esplosione di musica grezza e forte qui è presente.
“Cold or Hot”, freddo o caldo?: se freddo freddo da star male, almeno a dieci gradi sotto lo zero, se caldo caldo da star male, almeno quaranta i gradi…l’inizio è affidato a questo brano pregno di tensione pronta a scoppiare. La tensione scoppierà negli otto episodi sonori successivi con picchi di goduria nella blasfema “Jesus with a Cock”, nella sfiancante “Dump Truck”, nella diversa “Me + I” con Kasia Meow e Capovilla alle voci e nella conclusiva “Whipsaw”.
A Resting Place for Strangers è un disco da ascoltare in un fiato, pronti per azionare il repeat.
Aspettiamo con ansia la prova del nove del live, sicuri che non ci deluderà.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.