Bol è un trio prog rock scandinavo con tanto di eterea voce al servizio, quella della signora Tone Ase; Snah (Hans Magnus Ryan), il chitarrista fondatore di uno dei più grandi progetti musicali europei dell’ultimo trentennio, i Motorpsycho. Bol & Snah nascono dall’amore di entrambe le entità per le poesie a tema uomo-natura del norvegese Rolf Jacobsen, dalle quali si è partiti per dar vita a melodie che a volte creano grandiosi e imponenti paesaggi sonori, e altre volte scenari piccoli e semplici. Le sei tracce di questo esordio giocano con i suoni mescolando poesia, natura, progressive, hard rock, musica eterea e sognante. Tutto ciò sembra già essere anticipato dalla bellissima copertina divisa equamente fra cultura pop pubblicitaria, gusto del monumentale e scorci paesaggistici da sogno.
The Sidewalks inizia sottovoce per poi aprirsi completamente nel ritornello trionfale e in un certo modo quasi pop, è sicuramente il brano più orecchiabile ma anche quello che ha bisogno di più ascolti per essere pienamente apprezzato. #thatfeeling incrocia riffettoni anni Settanta a melodie assurde a doppia voce fra Tone e Hans. La title track prende a prestito sonorità islandesi (Royksopp e Sigur Ros sono i primi nomi a venirmi in mente), Reality gode di un perfetto equilibrio fra calma e potenza, Briefing, forse la canzone più “moderna” del lotto, abusa di distorsore e teatralità. Il tutto si conclude con i quasi dieci minuti di Epilogue, sorta di ritorno alla pura vastità dello spazio con tanto di coda epica. Più di un semplice side project.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.