“Penisola” è il titolo del primo album di Bartolini, che torna finalmente dopo l’uscita di un EP (“BRT Vol.1”) la scorsa primavera e di diversi singoli nel corso degli ultimi mesi (Te in particolare, Non dirmi mai e Lunapark). Perché finalmente? Perché con il suo sound, che unisce dream pop, indie britannico e new wave, Bartolini è sicuramente uno dei progetti più interessanti in questo momento in Italia.
Un album perso tra la malinconia e i ricordi, Roma e la Calabria. Ma anche il mondo social, che spesso viene richiamato nelle canzoni, anche se non nei suoi aspetti positivi, quanto piuttosto per il suo lato soffocante e distruttivo, come avviene in Follow o in Millenials, in cui con versi come “sei morta ma tu non lo sai” colpiscono subito nel segno. Differenti dagli altri pezzi sono Astronave, che richiama i suoni post-punk anni ’80, ma anche la più intima Roma, accompagnata unicamente dalla chitarra acustica, mentre negli altri a regnare sono i sintetizzatori.
Giuseppe si racconta, lasciando un po’ di se’ in ogni frase, in un disco che risulta ancora più interessante se ascoltato tutto d’un fiato: a chiuderlo è I love a America, malinconica e avvolgente, che ci accompagna dolcemente alla fine del viaggio tra i suoi racconti. Rispetto a “BRT Vol.1” (di cui consiglio vivamente l’ascolto, perché al suo interno ci sono molti bei brani come Penelope, Nel mare annegare o Coltello di plastica), è evidente la maturazione sotto il punto di vista della scrittura, oltre che una maggiore attenzione al sound.
Un album d’esordio molto interessante, che fa ben sperare su quelle che saranno le future uscite di Bartolini. Non ci resta che aspettare, una volta finita questa emergenza, di vedere anche come suonerà dal vivo.
Lucrezia Lauteri
