Ecco il ritorno dei Barbarisms, band formata dall’americano Nicholas Faraone insieme a Tom Skantze e Robin Af Ekenstam, conosciuti a Stoccolma, ed oggi al quarto album, terzo via A Modest Proposal Records. L’album si intitola “Zugzwang”, gergo tedesco preso in prestito dal mondo degli scacchi, ovvero la condizione in cui qualsiasi mossa si faccia porterà necessariamente a perdere pedine o, peggio, allo scacco matto: facile ribaltare il significato sulla quotidianità per una penna sensibile come quella di Faraone, sciatto e bislacco solo all’apparenza.
I giochi li apre il cadenzato e vellutato folk-pop della lunga I Want to Change My Mind, chitarra in braccio e testa tra le nuvole (e la brava Alice Boman che arricchisce la sezione vocale), e poi via con la brillante ballad Central Stockholm, che non difetta di stuzzicanti spunti narrativi e di un ritornello debitamente melodico. Anodina e lenitiva Another Sunday Morning, come baciata da minuti raggi di sole che, insieme ad altrettanto delicati tocchi di piano, accompagnano anche Asteroids.
Armonie a misura d’uomo, passo country-folk altrettanto regolare: è questo, ancora una volta, il canovaccio dei Barbarisms. Il calore e le sonorità senza tempo di An Actor Prepared leniscono e al contempo apparecchiano per Trains and Horses, altra ballad carezzevole quanto luminosa, giudizi alla mano il brano più interessante del lotto. I sentori autunnali e malinconici di Wooden Nickles e l’accorato country di Clean Evil anticipano quindi i saluti, affidati a Spiritual Saskatchewan con il suo carico di nostalgia, la cui dolcezza viene come venata dalle fugaci incursioni della chitarra elettrica.
“Zugzwang” è uno di quei dischi che non passerà alla cassa, tantomeno alla storia, ma ha tutti i connotati dell’oasi piacevole dove poter stazionare per un po’, lontani dai trambusti, per – magari, ce ne fosse bisogno – liberare la mente e godersi i momenti, specie quelli più piccoli e apparentemente accessori che sempre più colpevolmente ci capita di trascurare.
Anban
