Giovedì 6 febbraio siamo stati all’Arci Bellezza alla gita di classe post punk e psych pop di Caramello e Milano Sotterranea. Sul palco tre proposte di casa Dischi Sotterranei, tutte da scoprire.

Ad aprire le danze sono i Vanarin, un progetto Alt-pop di radici italo/inglesi attivo dall’estate del 2016, composto da David Paysden, Marco Sciacqua, Massimo Mantovani e Marco Brena. Quando il loro set inizia tutti i fumatori fanno ritorno dal cortile, e fanno molto bene. La band gioca con i synth e con i ritmi, facendo ballare tutti dall’inizio. La voce di Paysden è irresistibile, come la sua presenza sul palco. Il loro ultimo album, “Hazy Days” (2025), è una chicchetta da non perdere, divertente e articolato, gustoso come il Sampha più spensierato (qui la nostra recensione).

Il secondo set è quello di Valerio Visconti, classe 2000. I brani del suo “Boy di ferro” (2024) colmano il salone di via Bellezza, di suono e di salti. La sua è una scrittura originale e gli arrangiamenti dal vivo hanno l’attitudine punk che alza muri di suono perfetti per il pogo sotto palco. Forse nel mix si è perso qualche momento melodico, ma a fare da guardia all’esibizione c’è una signora batteria, sempre presente e mai scontata.

A chiudere la serata ci pensa Jesse The Faccio, il più atteso dal pubblico, che riempie completamente la sala. La scaletta si sviluppa intorno all’ultima uscita, “dei giorni liberi, del tempo perso” (2024), ma include anche qualche pezzo ben noto, che trova sempre risposta nel canto della sala. Il peculiare timbro di voce del cantautore padovano propone toni sempre piacevoli, adagiati sulla chitarra indie che traccia sempre il corpo del suono. Anche qui non mancano bei momenti di esplosione collettiva, ma quelli più a fuoco sembrano essere le esecuzioni più intime, come quando la band lo lascia da solo sul palco a suonare TTMB.

Questa Milano Sotterranea ci ha fatto delle belle sorprese, mettendo in mostra tre progetti che abbiamo ascoltato con entusiasmo. Si è ballato, cantato e sudato. Tutto giusto. Tenete d’occhio la rosa di Dischi Sotterranei, ne vedremo delle belle.

Mattia Sofo