Brescia, 18 novembre
Ogni tanto si ha bisogno di tornare a casa, di un ambiente comune. Casa, perché Brescia è la mia città e casa perché suonano i Selton. Ho perso il conto di tutti i concerti loro visti, di tutte le volte che ho cantato con loro e di tutte le volte che, sotto palco, ho ballato come una pazza. Sì, perché non puoi andare ad ascoltare i Selton e non ballare, è il normale svolgimento dei fatti. Dovrebbe esserci un contratto da firmare, quando si decide di andare
a un loro concerto: “Se non balli e non ti diverti non ti scomodare a venire”.
I Selton sprigionano energia pura, ritmo, forza. Siete mai stati in Brasile? Beh, io no e proprio per questo (mentre cerco i soldi per partire) vado ai loro concerti. Sono in quattro, sono brasiliani e ti fanno muovere fino a non aver più fiato. Ogni volta che salgono su un palco (o scendono per stare in mezzo agli spettatori) portano palme, sabbia e buon umore. Con il loro ultimo lavoro “Loreto paradiso”, i quattro di Porto Alegre hanno deciso di portare il loro sound in tutta Italia. La serata inizia bene, prima Paletti, cantautore bresciano, con 5 album fatti e parecchie collaborazioni (una delle ultime il testo scritto per Mina e Celentano, “Ma che ci faccio qui”). Scendo, fumo la solita sigaretta pre-concerto, finisco la birra ed ecco le prime note. Paletti, sentendosi a casa (forse anche
più di me), inizia a suonare alcuni dei suoi pezzi, bella atmosfera e “sciallanza” sul palco. Fra bresciani alla fine ci si capisce, dopo l’ultimo pezzo rieccheggia un “Grazie gnari”, sorrido. Qualche attimo di silenzio, vociferare comune, chi si prende una birra, chi fuma una sigaretta, chi ride e chi fa tutte le cose insieme ed ecco che i Selton salgono sul palco. Già dalle prime note, la gente perde la timidezza ed inizia a muoversi al ritmo della loro brasilianità. I loro sorrisi sono contagiosi e pure io lo ammetto, faccio fatica a star ferma mentre li fotografo. La latteria non è del tutto piena, ma la gente balla, si diverte e fa si che si crei una festa, calorosa e piena di vita.
Le canzoni scorrono e su “Piccola sbronza” do il meglio di me, impossibile non cantarla, sarà che mi ci identifico.
La felicità, il sudore e il ritmo sono sparsi ovunque, soprattutto nella prima fila, dove alcune ragazze stanno dominando la pista, i quattro sembrano apprezzare e continuano a suonare con gusto e passione. Le canzoni finiscono e, come di routine, scendono in mezzo al pubblico per continuare a suonare “Voglia di infinito” in acustico… Lo dicevo io che con loro è come essere a casa. Il concerto finisce, e dopo una manciata di minuti in camerino, escono per firmare i dischi e confrontarsi con i presenti.
Niente da dire, non mi stufo mai di far festa insieme a loro. Bravi, bravi e ancora bravi. Salgo in macchina con un sorriso stampato in faccia e una locandina dell’evento in mano (grazie a Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti che le ha disegnate, se capitate in Latteria a Brescia vi consiglio vivamente di acquistarle). Ci vediamo al prossimo viaggio in Brasile.
Giulia Bartolini
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.