Detto fatto, Rayland Baxter, il poeta rock, ha realizzato il suo sogno. Vi state chiedendo quale? Semplice, quello di barricarsi in uno spazio in cui poter dedicare ogni ora del giorno e della notte alla scrittura del suo nuovo album. E quale posto migliore di una fabbrica abbandonata di nastri di gomma a Franklin, Kentucky, dove coprire le finestre, piazzare un materasso sul pavimento e dar voce a chitarra e pianoforte?

Il risultato è “Wide Awake” (ATO Records), una raccolta di dieci canzoni che «celebra i migliori aspetti dell’umanità e coglie la comprensione del peggio».

«Questo è un album sul processo decisionale – spiega Baxter – Si tratta di essere un umano all’incrocio. Faccio del bene o faccio del male? Mento o dico la verità? Sarò felice o sarò triste? Tutte queste domande ed emozioni sono cose che vedo in me stesso e sono le stesse cose che vedo in tutti gli altri».

Il brano di apertura è Strange American Dream, scritto intorno al periodo delle elezioni del 2016. Rievoca un leggero gusto alla Supergrass e fa da apripista a Casanova, pezzo in cui Rayland paragona il debito studentesco a una ragazza avida e succhia soldi.

Poi le sonorità del disco cambiano decisamente rotta, lasciando trasudare un sapore che arriva dal The Cavern Club di Liverpool (you know what I mean?) e sfoderando brani come Angeline, manifesto romantico, 79 Shiny Revolver, in cui l’artista descrive la passione-ossessione americana per le armi, Amelia Baker, Everything to me, Hey Larocco e Let it all go, Man.

Nel complesso un buon album, piacevole, in bilico tra creatività cantautorale, realismo e romanticismo.

Gipi Montalto