downloadI Poliça sono una di quelle band che dal vivo non stancano mai. Il basso raffinato di Chris Bierden, la doppia batteria di Ivascu e Christopherson, la voce imperfetta e sensuale di Channy Leaneagh, filtrata dal solito vocoder, sono le pedine fondamentali in un gioco all’ultimo sospiro. Su disco, però, è tutta un’altra storia. Dal folgorante esordio del 2012, Give you the ghost, che votiamo come il miglior esempio di trip-hop riaggiornato agli anni dieci, il percorso per i Poliça si è fatto sempre più difficile e ricco d’insidie. Questo United Crushers, terzo lavoro per la band di Minneapolis, segue il mezzo passo falso di Shulamith, che segnò senza troppe manfrine la deriva electro-pop del gruppo. Qui lo schema non cambia. I Poliça inanellano una serie di tracce dalle atmosfere gelide e scivolose, troppo ancorate a quell’idea di sound urbano di cui si sono fatti paladini. La protesta politica e la critica violenta verso una società messa a tacere dai poteri forti, restano i temi centrali del messaggio (Summer Please). Il dubbio, però, è che questa furia espressiva non riesca più a trovare nella musica dei Poliça il veicolo più adatto. L’eccesso di elettronica soffoca il talento del gruppo, arrotonda gli spigoli anziché appuntirli. Confeziona lo scheletro, lo avvolge nella plastica e non te lo sbatte in faccia. L’energia delle due batterie sprigionata nei live si perde inesorabilmente. Eppure basterebbe tornare alle origini, al primo disco. Berlin e i due singoli (Lime Habit e Wedding), questi sì, incidono davvero. E forse valgono tutto l’album.

Paolo Ferrari

Ascoltalo su Spotify

Compralo su Amazon
http://www.amazon.it/gp/product/B017UE3NF2/ref=as_li_qf_sp_asin_il_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=B017UE3NF2&linkCode=as2&tag=indiezoneit-21