mike-spine-from_2015_01_13t16_26_09_562164_detail_boxSvariati album dal 2002 in poi sono serviti al rocker di razza Mike Spine per arrivare in Europa: cinque a nome At the Spine, rozzi elettrici distorti e massicci, uno come The Beautiful Sunsets e un altro solista più legati alle origini folk e cantautorali. “Forage & Glean” è la carta d’identità tramite la quale il cantante di Seattle si presenta al vecchio continente, un doppio album con ben 32 canzoni tutte da conoscere e apprezzare.

Volume I” si dedica all’animo più raccolto del nostro, quello più rigorosamente unplugged, dove a farla da padrone sono le melodie folk imperniate su un’attitudine punk tutta da godere. Segnaliamo l’apripista “Delirious”, un po’ alla Laura Jane Grace condita da ricami pianistici, la dolce “Sand in Your Teeth”, la toccante “Crumble”, lo sfregare delle dita sull’acustica della spagnoleggiante “La Frontera”, il power pop di “Primrose Hill”, la slide di “The Beautiful Sunset”, la fisarmonica di “The Accordion” e l’epicità di “Spanish Anarchy”, uno dei brani migliori del lotto.

Volume II” invece sonda il terreno più rockettaro fra istinto punk e soluzioni grunge che spesso e volentieri si avvicinano all’hard rock di una band quale i Soundgarden. “Meteorite”, “La Frontera” e “Mouth of Hell”, già presenti sul primo disco, confermano la regola che vuole che una bella canzone sia bella con qualsiasi veste e arrangiamento, “Kiss and Remember” pesta sul pall mute, “Transylvania” è cupa e tesa, “Another Day” omaggia il padre putativo Neil Young, “Lick and Squeal” mette sotto acido gli Zeppelin, “The Ointment” è una ballad con tanto di cavalcata finale, “Joys of Oil” quasi hardcore, “Battle in Seattle” la degna conclusione d’opera. Un artista da conoscere e da posizionare accanto (non sopra, ma nemmeno sotto) a personaggi del calibro di Mikal Cronin o Ty Segall.

Andrea Manenti