Negli ultimi anni è uscita una serie di collaborazioni senza alcun disco memorabile, basti guardare St Vincent/Byrne, Yorn/Scarlett Johansson, Sam Bean/Jessca Hoop. Qui Laura Marling e Mike Lindasy (Tunng, Throws) si giocano un ruolo quasi perfetto.

Parte decisa la prima con una ballata delicata, Late it the flate, poi il secondo comincia delicatamente con i suoi interventi elettronici, con un tappeto sonoro scarno e minimal, dove lei si impone in un canto in falsetto (May I be the late), prima nota stonata  dell’album, in cui riecheggia una St.Vincent di pessima fattura.

I due si rifanno con Rolling thunder in un gran crescendo che ritorna alla calma solo negli ultimi secondi, per poi ripartire con Curse of Contemporary, ancora cantando come un usignolo, qui riuscito meglio del precedente, con un refrain decisamente coinvolgente.

Hand hold hero attacca subito con un accompagnamento space music anni ’70, strizzando l’occhio a Giorgio Moroder, dove lei sembra vagamente la Suzanne Vega di “99.9°F”. Lindasy riesce a regalarci un’elettronica scarna, ma abbellita da suoni che colorano l’album di immaginifico, continuando senza interruzioni nel successivo Shake your Shelter, in cui Laura Marling cattura l’ascoltatore in un assolo pieno di echi.

L’album si conclude con LUMP Is a Product (Credits), un pezzo parlato accompagnato sempre da Lindasy. Il progetto risulta ben costruito, peccato per la breve durata. Avrebbero potuto giocare di più e confezionare un album sicuramente più sperimentale in cui spaziare senza troppe restrizioni.

Per i feticisti, nella Rough Trade Version sono inclusi due inediti, Trinity Dream e Red Chain, e due versioni inedite, Hand Hold Hero (Ball And Chain Mix – Wrangler), questa molto più bella dell’originale riarrangiata alla Kraftwerk, e Curse Of The Contemporary (JATA Remix), anche questa a mio modesto parere megliore dell’originale.

A cura di Vinske