Sette musicisti per un progetto nato nel 2013 e che racchiude in sé varie passate esperienze fra Milano, Lisbona, Detroit e la Brianza fanno di questo esordio – “Uno“ – un mirabile melting pot di suoni tenuti insieme dalla personalità carismatica del leader, scrittore dei brani e polistrumentista Francesco Però. Undici pezzi (in realtà dieci data la consanguineità dei due episodi centrali “21-11-1898” e “L’origine del mondo”) che hanno bisogno di più ascolti per essere capiti appieno e conseguentemente apprezzati, undici pezzi che una volta entrati nell’ascoltatore difficilmente però lo lasceranno andare.
Alla forza della musica variegata che si poggia su una base indiscutibilmente rock ma che tocca volta per volta diversi universi (dalla calypso di “Così frutta” al reggae di “L’addio di sale”, dalle atmosfere cupe di “Amaca” al garage punk di “Chourmo”) sono da aggiungere i testi cantautorali che trovano ispirazione sia dall’ironia macabra di Giorgio Gaber che trova riscontro nell’iniziale “Fiat” (“ah…che uomo banale che lavora per comprarsi l’auto per andare a lavorare”), nella già citata “Amaca” (“e mi viene da pensare a dare un senso a questa vita, a far qualcosa di immortale, alle bollette da pagare”) o nella cattivissima “La festa degli occhi” (“continuavano a guardarsi, a studiarsi, a fotografarsi con il solo unico scopo di assomigliarsi”) sia da soluzioni testuali surreali vicine al mondo di Dente ne “L’origine del mondo” (“una vagina dopo la pioggia è questa mattina, una noce di luce dietro i tetti di carne”) o ne “L’addio di sale” (“a raccogliere il sale dal mare, a rincorrere il tempo nel vento”) sia a soluzioni melodiche tipiche dell’indie italiano e che possono ricordare di volta in volta i fratelli Giuradei (“Cambi colore”) così come i Tre Allegri Ragazzi Morti (“Chourmo”).
Un ottimo primo album da parte di una band di cui spero sentiremo ancora parlare.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.