Torino, 1 febbraio 2019

“Una nevicata che non si vedeva da 6 anni”. Sarà stato questo a frenare gli assenti al sold out della data torinese del tour de La rappresentante di lista. Ma, peccato per loro, la nevicata non c’è stata e alle 22:10 il buio della sala piomba su chi si guarda intorno con sorrisi che acclamano la band di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina.

Risucchiati in una scenografia dal profumo anni ‘80 con sfondo in alluminio e neon colorati che sembrano costole di Questo corpo, ci si ritrova in un’intima discoteca costruita all’interno dello stomaco di animi sensibili, in cui ogni parola cantata e ogni nota suonata arriva diretta ai fan stupiti ed emozionati nell’ascoltare tanta bellezza e talento.

La scaletta è costruita sulle tracce del nuovo album “Go Go Diva”, intervallata da vecchie perle che danno spazio a cori squarciagola. In particolare, Guardateci tutti, Mine vaganti (nel bis) e una delicata Siamo ospiti che abbraccia così forte la sala dell’Hiroshima Mon Amour da far esplodere occhi lucidi incapaci di far rumore, cullati solo dalla tromba di Enrico Lupi e le percussioni di Marta Cannuscio. Sul palco anche Roberto Calabrese (batteria) ed Erika Lucchesi (chitarre) che, con la sorella Veronica, si lascia andare in un energico duetto su The bomba.

La sfida del paragone con la versione studio dei brani sembra non sfiorare minimamente La rappresentante di lista, che sfoggia arrangiamenti che assumono una veste impreziosita da sfumature e la voce di Veronica si spinge al limite della bellezza, a conferma della preziosa bravura della cantante e attrice toscana. Una band che non ha bisogno di ostentare sicurezza e professionalità. Il risultato parla da sè ed è impeccabile.

Insomma, un concerto promosso con lode e bacio accademico. Un concerto che ha solo due grandi pecche: la durata troppo breve (colmata dall’iniziativa di Dario nel dar vita ad un coro a cappella improvvisato sul brano La rappresentante di lista) e un audio che, per orecchie attente, non ha reso giustizia alla qualità dello spettacolo regalatoci. Per il resto, chapeu.

Renato Murri