I Fabryka sono una storica band pugliese nata a Bari nel 2004. Sperimentano con l’elettronica, i synth, il dream pop. Negli anni hanno suonato ovunque, compresi palchi importanti come il Primavera Sound, lo Sziget, il Primo Maggio. Dopo sei anni di silenzio discografico, il gruppo è recentemente tornato con un nuovo lavoro in studio, cantato in inglese, intitolato “Perspectives”.

Li abbiamo intervistati per conoscere qualcosa di più di questo loro ultimo lavoro.

 

 

Siete tornati dopo quasi 6 anni con un nuovo album, cosa significa “Perspectives” per voi?

“Perspectives” è il nostro nuovo inizio. Dopo alcuni anni di pausa, forzata e non, abbiamo sentito davvero l’esigenza di comporre, suonare, incontrarci di nuovo. “Perspectives” sono i diversi punti di vista che convergono in un solo suono, in un unico lavoro. Da un punto di vista concettuale l’idea della molteplicità degli sguardi riguarda non solo le nostre scelte compositive e di arrangiamento, ma anche la scelta dei suoni, le nostre ricerche e stati d’animo individuali, che sono confluiti in quest’album. Ma naturalmente “prospettive” è inteso anche come una riflessione sul nuovo futuro che ci aspetta, sulle possibilità che abbiamo davanti e sul mondo che ci siamo lasciati alle spalle.

Avete suonato su tanti palchi, anche internazionali, pubblicato cinque dischi (compreso “Perspectives”) e un Ep, insomma avete molta strada dietro di voi, cosa direbbero i Fabryka di oggi ai Fabryka degli inizi?

Domanda difficile! Abbiamo attraversato molte fasi, e ogni momento ha una sua importanza nella storia di una band. Si fanno anche tanti errori, ma è giusto attraversarli. Tutte le esperienze vanno vissute e formano un musicista; non saremmo i Fabryka di oggi senza i Fabryka degli inizi. Quindi ai ragazzi che eravamo direi di essere ponderati nelle scelte, di continuare a lavorare e a sperimentare sempre.

 

La copertina di “Perspectives”

 

Quest’ultimo lavoro è stato scritto e registrato durante la pandemia, com’è stato lavorare a distanza?

Devo dire che per noi è stato positivo, nonostante quello che stavamo vivendo. Credo che sia stata proprio l’urgenza di uscire fuori, attivarsi, creare che ci ha portato a realizzare questo album. Quasi tutto è stato registrato durante la pandemia e a distanza ovviamente.

Non è una novità lavorare tramite il web, ma per noi abituati a comporre sempre in sala prove è stato davvero insolito. Ci sentivamo continuamente, scambiavamo frammenti di nuove idee, discutevamo sugli arrangiamenti decidendo quali suoni utilizzare. Ne è venuto fuori senza dubbio un lavoro più pensato, e siamo molto felici del risultato.

I primi singoli erano usciti solo su bandcamp e soundcloud, come mai questa scelta controcorrente?

Ti rispondo con dei dati. Attualmente su Spotify vengono pubblicate ogni giorno circa 60mila canzoni, una ogni 1,4 secondi. Ci sono 8 milioni di produttori di contenuti iscritti alla piattaforma, ma il 90% degli streaming totali sono ripartiti tra meno di 60mila artisti. Sopravvivere in questo oceano è praticamente impossibile. I singoli si esauriscono nel giro di tre giorni, gli album dopo due settimane sono già dimenticati. È un tritacarne, economicamente e artisticamente insostenibile, che il Covid ha ulteriormente sovrassaturato. Senza neanche più il canale dei live, gli artisti sono costretti a rilasciare contenuti di continuo per non uscire dall’orizzonte degli ascoltatori, nella speranza di essere inseriti in playlist che generano ascolti e visibilità.

Noi abbiamo lavorato su questo disco per un anno, e dio solo sa la fatica, la quantità di denaro, tempo e lavoro che ci sono voluti. Non potevamo accettare che venisse tutto masticato e digerito in pochi giorni. Per questo siamo partiti da piattaforme meno “affollate” e che provano a proporre un modello diverso, più etico rispetto a Spotify. Soundcloud e Bandcamp basano il meccanismo di rewarding sulla fedeltà di fanbase anche piccole, piuttosto che sulla quantità di ascolti. Dal 2020 ogni primo venerdì del mese Bandcamp cede agli artisti il 100% dei loro incassi sulla piattaforma, senza trattenere le proprie commissioni. Sono gocce nel mare, certo, ma sono le gocce che alla lunga scavano le rocce.

Nonostante le difficoltà evidenti della musica live, ci sarà un tour di “Perspectives”? 

Lo speriamo davvero. Ci stiamo lavorando, ma come dici anche tu, le difficoltà del settore sono evidenti. Il circuito dei club per la musica dal vivo soffriva già prima del Covid, ma questa situazione ha dato un brutto colpo: molti locali storici hanno chiuso in tutta Italia, altri fanno fatica a far quadrare i conti. Le venue per suonare sono sempre meno, e ancor meno quelle che possono permettersi di scommettere su proposte di nicchia. C’è poco spazio per gli operatori “culturali”, e soprattutto mancano fondi che servano a far suonare artisti e musicisti che propongono generi musicali diversi dalle mode del momento e che si discostano dagli standard pop italiani.

 

 

Quale potrebbe essere la giusta definizione di quello che sarà il live dei Fabryka?

Io vivo il live Fabryka come se ascoltassi una colonna sonora. Nella nostra musica io vedo delle immagini e suggestioni che si susseguono come se fosse un film: colori cangianti, lustrini, mirror balls, malinconia e sorrisi, momenti felici e introspezione. Vorrei che per il pubblico fosse la stessa cosa.

Qual è il sogno nel cassetto dei Fabryka? 

Posso dirti il mio di sogno nel cassetto. Sarebbe incredibile con Fabryka poter musicare un film o collaborare con un grande regista, che sia italiano o straniero. Tutti noi amiamo molto il cinema e le musiche da film, io in particolar modo la fantascienza e il fantasy. Cosa darei per ascoltare un pezzo dei Fabryka in un lavoro di David Lynch o di Matteo Garrone!

Ci suggerite tre artisti italiani che secondo voi andrebbero inseriti nelle nostre playlist? 

Nell’underground italiano stanno succedendo un sacco di belle cose, non ci basterebbero tre nomi! Quindi facciamo che ti cito solo nomi pugliesi. Tra le nuove uscite, su tutti Matilde Davoli, Flares on Film e Turangalila, tutti e tre appena usciti con tre dischi davvero molto validi. E poi una menzione speciale per Valentina Magaletti: abbiamo iniziato a suonare insieme, e lei oggi è una delle batteriste più apprezzate nel mondo. È un portento, tutti i progetti in cui mette il suo tocco (Vanishing Twin, Tomaga, Avvitagalli per citarne solo alcuni) sono delle autentiche perle.