Treviso, 31 agosto 2017
Casa, auto, lago, amici, cassa di birrette, partenza. Anche quest’anno si va a “casa”, quindi dopo il “pirlo” di rito si parte alla volta di Treviso per la prima giornata dell’Home Festival. Il cielo brontola un pò, ma è tutto sintomo di quella che, sono sicura, sarà una serata da non dimenticare. Come ad ogni festival che si rispetti, vedere tutto è impossibile, quindi appena entrata decido di fare una lista veloce. La mia scelta cade su: Vettori, Duran Duran, Godblesscomputers, Frank Carter & The Rattlesnakes, Soulwax, Bloody Beetroots, Istituto Italiano di Cumbia, Moderat e Pop X.
A chi ci è stato, non sarà difficile spiegare quanto ci si senta a casa in quel di Treviso. La gente trasmette armonia, i sorrisi sono contagiosi e la musica riecheggia su tutti e sei i palchi che addobbano d’amore tutto lo spazio festival. Io con le mie fidate Vans ai piedi e il mio inseparabile zaino sulle spalle, corro avanti e indietro dai palchi per cercare di cogliere la passione insita in ogni musicista che si rispetti. E questa sera si son fatti tutti rispettare. Vettori, mix per niente casuale di elettronica e cantautoriato italiano, riesce a conquistarmi. Bravo Davide.
Duran Duran, sempre verde new wave inglese, che con il leader Simon Le Bon torna in Italia per spadroneggiare e riportare alto l’onore degli immensi anni ’80. Appena hanno attaccato con Wild Boys tutto l’Home Festival ha cantato. Nostalgia, nostalgia canaglia. Godblesscomputers, aspettavo da tanto di vederlo live, finalmente eccolo. Lorenzo Nada è li, con un magistrale controluce dato dai visual semplici ma efficaci, uniti a suoni campionati, creati, ricomposti e sintetizzati con maestria chirurgica, un bellissimo viaggio.
Frank Carter & The Rattlesnakes mettono insieme rock e hardcore indossando dei leggings maculati. I Soulwax sono una carica di electro indie-rock indimenticabile. Performance resa magica anche dai giochi di luce e dal loro outfit total white, il tutto reso Italiano d.o.c dal cappellino souvenir marinaresco “Venezia”. Sui Bloody Beetroots credo non ci sia nulla da dire. O forse troppo. Proverò a spiegarmi con degli aggettivi: esplosivi, carichi, adrenalinici, iperattivi, spacca timpani. Mi sono piaciuti tanto. Che botta raga.
Istituto Italiano di Cumbia: il buon Toffolo indossa ancora la sua maschera e si butta in un turbinio di suoni che partono dal Sud America e prendono stanza in Italia, grazie a questo progetto a mio parere interessante. Moderat, infiiti. Un sound che ti prende, ti porta dove non esiste un vero e proprio mondo e ti dà le carte giuste per improvvisare un universo parallelo con il ritmo giusto. Che live, pelle d’oca, occhi chiusi e ciao.
Pop X, la mia seconda volta ad un loro live. Il “Circus Stage”, da vuoto, viene improvvisamente inondato di gente che, al coro di “Froci dove siete”, inizia ad appostarsi sotto il palco. Panizza arriva e dà il microfonono al pubblico, inizia ad intonare Cattolica e il pubblico canta. Raccontare un live dei Pop X risulta superfluo. O li ami o li odi. Io sinceramente li ho amati. Anche perché per una volta nella vita ho cantato a un live davanti a mille persone e sembravo pure intonata. Se non mi sentite più, cercatemi in tour. Grazie Home Festival, ci si vede l’anno prossimo.
Foto e live report di Giulia Bartolini
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.