Paratico (BS), 24 febbraio 2017
Dopo parecchia aria milanese, torno finalmente in madre patria, la mia Franciacorta, il mio lago e l’atmosfera magica e sospesa del Belleville. Arrivo dopo aver bevuto un paio di calici per onorare la mia terra, Federico Dragogna è già sul palco per parlare di sé, dei suoi Ministri e della musica live. «Non é un valore dei Ministri chiamare tanta gente – dice Dragogna – è il valore di chiunque faccia musica. Avete mai visto comizi politici con 400mila persone? Cosa attira così tanta gente? Solo ed esclusivamente la musica».
Continua a raccontare vari aneddoti «che succedono solo a chi suona rock», come quando al concerto del primo maggio chi faceva le riprese per la diretta ha scambiato F punto per la voce principale e la sua “erre” moscia sovrastava qualsiasi suono. Ordino un moscow mule e rimango ammaliata dai suoi racconti di viaggi, parole e musica. «Sono fondamentali le parole, chi scrive lo sa».
Un uomo, la sua chitarra acustica, una versione tutta nuova dei Ministri, il lato melodico, dolce e nostalgico fanno da padrone nel religioso silenzio che si è creato in sala. Ascolto con un sorriso ebete stampato in faccia i racconti del sosia di Dave Grohl (si autodefinisce così, sorridendo). Il bel canto, Vestirsi male, La pista anarchica, Una palude (scritta tornando da un viaggio nel deserto per cercare di registrare e scrivere. «Non scrissi nemmeno una canzone durante tutto il mese, e il giorno del ritorno, in aereo, scrissi una palude» ) e un inedito scritto prendendo spunto da una citazione di Andy Warhol, Vorrei essere una macchina («Vincere senza prediche, io vorrei essere una macchina. Il prossimo che si mette a piangere lo cancello via dalla città»). Mi chiedo come mai abbiano deciso di scartarla.
«È un mondo di autodidatti, impari sulla strada, devi saperti impostare dei limiti per riuscire a fare qualcosa», esordisce così Dragogna quando gli chiedono come si scrive una canzone. Lui, per scrivere, viaggia il più possibile ed esclusivamente da solo. «Sono nato a Milano e cerco un rapporto con la natura per riflettere su di me e sulle persone a cui voglio bene, la mia ricerca di natura è quasi morbosa, crescere fra i palazzi ti fa capire quanto essa sia importante».
Dopo aver scoperto che Federico Dragogna, oltre ad aver fatto il giornalista, il fonico e il produttore, ha fatto anche da “interprete nelle gare di bellezza di cani”, passo il resto della serata a chiedermi che cosa voglia dire. Va beh, rimarrò con il mio dubbio. Bravo Federico, aspettiamo il nuovo album.
Giulia Bartolini

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.