dinosaur jr Give a Glimpse of What Yer Not coverChi negli anni ’80 e ’90 suonava e ascoltava indie-rock, nel 2016 ha i capelli bianchi. Sono soprattutto loro (siamo noi) che continuano ad affollare nostalgicamente i concerti dei Pixies e sognano una reunion dei Pavement e non si sono ancora ripresi dal divorzio fra Kim e Thurston. Si chiamava indie-rock, un genere ancora oggi suonato da un sacco di band, formate anche da ragazzini che in quegli anni non erano manco nati.

Fra le istituzioni dell’indie-rock ci sono i Dinosaur Jr, il gruppo di J Mascis e Lou Barlow. Le loro tormentate vicende sono note, ma le ripercorriamo a vantaggio di chi a quel tempo era troppo giovane. Nel 1985 tre adolescenti di Amherst, Massachusetts, suonano musica rumorosissima e si fanno notare, soprattutto per i volumi prossimi all’inascoltabilità. Impressionano i Sonic Youth per impatto sonoro (!) tanto da essere invitati ad ad accompagnarli in tour. Arrivano a pubblicare tre album dove noise e melodia convivono con un’impronta riconoscibile e personale che non rappresenta solo una via di fuga dall’hc (amato, metabolizzato, superato). Con i Dinosaur Jr l’hc implode e rallenta, viene centrifugato insieme a pulsioni hard rock e new wave, alle derive psichedeliche dell’acid rock e ai primi sentori shoegaze. Il cantato dimesso nulla ha più a che vedere con le sfuriate hardcore, i testi scritti da Mascis sono puro teenage spleen: isolamento, confusione, cuori infranti, frustrazioni. Poi Mascis, control freak, impenetrabile e un po’ stronzo, caccia il perennemente insicuro Barlow nell’89, poco dopo l’uscita di “Bug”.

Inizia la fase due, in cui i Dinosaur Jr non sono più una band, ma diventano completamente sinonimo di J Mascis (pure “Bug” in realtà è quasi tutta farina del suo sacco). Passano su major ma vanno lentamente alla deriva, mentre band che si dichiarano apertamente loro fan (leggi pure Nirvana) conquistano il mondo. Poi nel ’93 va via anche Murph, il batterista. In tutto ancora tre album. Barlow intanto la prende male e se la passa peggio, fonda i Sebadoh, i Sentridoh, i Folk Implosion e infama regolarmente il suo ex socio. Anche Mascis si dedica a progetti solisti. Con “Hand It Over” del 1997 Mascis dichiara l’esperienza Dinosaur Jr conclusa. Nel 2005 viene fuori la reunion dei Dino con i componenti del nucleo originale in tour per riproporre i primi tre album appena ristampati e un forte senso di “vediamo come va a finire”. Comincia la fase tre. Da allora altri quattro album, il primo nel 2007, “Beyond”.

Questa terza vita dei Dinosaur Jr continua ad essere scandita da album molto validi. Lavori che non sembrano frutto della solita reunion nostalgica, organizzata per riscuotere quanto non avevano monetizzato da giovani. Dura da 11 anni, più di quanto siano stati assieme (85-89) per i primi tre album, con la line-up originale. Evidentemente questa non si può considerare una one-night-stand (reunion dei Pavement), non è una cosa che un po’ ha perso la sua anima (reunion dei Pixies) o che punta esclusivamente a fare cassa (quasi tutte le altre reunion). Lo psicodramma è stato ricomposto e Mascis e Barlow ora si limitano a creare e suonare ottima musica, i ruoli sono chiari: a Mascis spetta come sempre la parte del mattatore, a Barlow quella di comprimario di lusso. A pensarci è un vero miracolo che, nonostante tutte le traversie vissute dalla band, i Dino siano ancora in giro, in forma eccellente, ispirati in studio e devastanti da vivo.

Tornano a quattro anni di distanza da “I Bet On Sky” con “Give a Glimpse of What Yer Not”, loro undicesimo album, sicuramente il migliore fra i quattro album dei nuovi/vecchi Dino. Nessuno si aspettava particolari rivoluzioni, per quello hanno già dato un po’ prima della fine degli anni ’80. Non ci sono novità. Ci sono le canzoni dei Dino che, pur restando ampiamente dentro la formula super-rodata, strofa malinconica e chorus potente e melodico, sanno stupire per la freschezza che forse non ti aspetteresti da dei 50enni.

Restano pressoché insuperabili nello spalmare strati di rumore e afflati psichedelici sopra canzoni dall’anima profondamente pop e in cui tutti i fuzz e i pedali del mondo non possono nascondere le melodie struggenti, a volte malinconiche a volte rabbiose, frutto del talento indiscutibile di J Mascis. In “Give a Glimpse…” c’è il college rock radiofonico di brani come Tiny e Lost All Day, c’è il power pop energico di Going Down, le ballate tristi come Knocked Around e Be A Part. C’è il grunge prima che si chiamasse grunge, coi riff che pagano pegno a Iommi & co. in I Walk for Miles. Ci sono ovviamente un sacco di assoli di Mascis (li ha pure raccolti tutti in un’unica traccia su spotify). C’è la solita apertura democratica a due canzoni di Barlow, forse fra le tracce migliori: una love song folkeggiante a metà fra i Byrds e Tom Petty, Love Is, e la traccia finale Left/Right, entrambe all’altezza dei brani di Mascis e non semplici rempitivi.

Dai Dinosaur Jr ci si aspetta un affinamento continuo dei ferri del mestiere, la capacità di perfezionare ciò che a tratti non sembrerebbe ulteriormente perfettibile, e soprattutto ci si aspettano brani nuovi da cantare fino a far sanguinare i polmoni sotto un palco assieme ai loro classici. Che il dio dell’indie-rock ce li conservi a lungo in questo stato di grazia.

Andrea Bentivoglio