Sono le 20.30 del 16 agosto e, mentre sul lungomare della splendida Baia del Silenzio la gente comincia a creare una coda di più che rispettose dimensioni, l’addetto alla sicurezza ci dice che l’entrata in quel luogo, una volta sacro e ora votato al miglior profano, quale è l’ex convento dell’Annunziata è posticipato di mezz’ora causa: “Il tecnico delle luci sta cagando il c***o”.
Il senso di questa frase ci sarà chiarito più tardi direttamente dall’ora e mezza abbondante di show della band di Baltimora, i Beach House: atmosfere oniriche, attitudine rock e un’aura misteriosa dovuta al fatto che le sagome dei tre musicisti (ovviamente Victoria Legrand e Alex Scally, ma anche un batterista utilizzato dal duo nei live) rimarranno in ombra per l’intera durata del concerto, eccezione fatta per uno schiarimento sul finale affidato alla hit “Myth”.
La scaletta predilige il periodo sub pop del gruppo, regalando un solo tuffo nel passato con “Master of None”, direttamente dall’esordio omonimo di undici anni fa. Quattro brani a testa per gli album del “successo”: “Teen Dream” e “Bloom”, un pezzo in più per quel piccolo capolavoro a nome “Depression Cherry”, la rarità “Equal Mind” e due soli estratti dall’ultimo lavoro “Thank Your Lucky Stars”.
È però proprio durante l’esecuzione delle due recentissime litanie pop che, con il cambio di synth al posto della chitarra per Victoria, il duo di Baltimora ci regala forse i momenti più sentiti: “One thing” ed “Elegy to the Void” vibrano di monotonia noise, soli chitarristici sonici e la consueta grande melodia affidata alle cure della splendida voce della frontwoman.
Altre grandi emozioni sicuramente durante l’esecuzione degli svariati riff in slide da parte di Scally, durante i finali rumoristici dove a farla da protagonista è la batteria (da manuale quello di “10 Mile Stereo”), ma soprattutto negli scatti vocali della protagonista assoluta Legrand, figura in nero capace di ricamare armonie pianistiche da sogno sostenute dalla sua voce che dal vivo regala una potenza talmente cristallina da non potersi intuire su album.
Un’ottima serata musicale in uno dei posti più belli della costa ligure.
SCALETTA: Levitation / Wild / Walk in the Park / PPP / Equal Mind / Silver Soul / Space Song / 10 Mile Stereo / One Thing / Beyond Love / Master of None / Wishes / Elegy to the Void / Take Care / Sparks // Wherever You Go / Myth
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.