Alla fine dell’estate, a distanza di 17 anni dal loro primo lavoro omonimo, gli American Football annunciano il loro ritorno per il 21 Ottobre, sempre con un LP omonimo in uscita negli USA per Polyvinyl e in Europa per Wichita. Già nel 2015 la band di Mike Kinsella (Cap’n Jazz, Joan of Arc e anche Owen), dopo la riedizione del loro unico album con alcuni pezzi inediti nel 2014, aveva fatto una reunion per poche date tutte sold out, ma dalle interviste rilasciate quell’anno Kinsella aveva smentito qualsiasi possibilità circa un nuovo lavoro con gli American Football.
Gli American Football, da band formatasi a Chicago tra ragazzi del college con un alta propensione all’ascolto di “super sad shit” (come dichiarato recentemente da Kinsella), sono divenuti dei giganti inconsapevoli di quella che è stata la seconda ondata emo sul finire degli anni ’90 con Sunny Day Real Estate e Jimmy Eat World. Pubblicano nel 1999 un album per poi sciogliersi immediatamente senza far rumore e proseguire ognuno nei propri percorsi.
All’interno di una scena spesso più rumorosa e spalleggiata da sonorità punk-rock, gli American Football hanno realizzato uno dei capolavori più raffinati degli anni 90, facendo dialogare riff azzardati e singhiozzanti ad arpeggi dolci, la tromba e l’incedere della batteria di Steve Lamos, costretta a non esplodere mai, come la voce di Kinsella.
Negli ultimi giorni la band aveva rilasciato alcuni teaser fino alla bella quanto inaspettata notizia del secondo lavoro: stessa etichetta, titolo e una copertina molto simile a quella del primo album, che con il tempo, il passaparola e la consacrazione silenziosa di una scena tra le più interessanti del midwest è divenuto di culto, senza avere nulla a che fare con la moda “emo” di tempi ben più recenti. Con l’annuncio del nuovo LP e la tracklist, gli American Football hanno anche rilasciato il singolo “I’ve been so lost for so long”, che promette bene e un po’ ci fa capire che non è cambiato molto dopo 17 anni, e che senza imbarazzo c’è ancora qualcuno che scrive dei testi a cuore squarciato, a costo di sembrare un adolescente.
Adesso aspettiamo anche i Van Pelt.
Andrea Frangi

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.