Sarà l’estate che si avvicina, sarà che ci sono tante line-up e che ci scorrono davanti tanti nomi, sarà che in giro c’è poca fantasia. O, per essere un tantino più comprensivi, sarà che a volte ci si affeziona alle parole… Quello che stiamo tentando di spiegare è il proliferare di band che si chiamano BEACH qualcosa. È un po’ come per i nomi delle bambine, ogni annata ha il suo: nel mio caso, sono cresciuta circondata da bambine che si chiamavano Valentina, Desirée o Noemi (Naomi, più internazionale, se i genitori erano particolarmente audaci). Tornando a noi, ecco un po’ di band che amano la spiaggia a tal punto da inserirla nel loro nome. Una scelta giustificata? Lo stabiliremo secondo criteri del tutto arbitrari.
1. THE BEACH BOYS
È tutta colpa loro. Hanno fatto la storia cantando di California, surf e ragazze e bastano un paio di note di una loro canzone qualsiasi per farci venir voglia di comprare due camicie a maniche corte e trasferirci a Los Angeles. Li amiamo sempre, anche se adesso sono così:
2. BEACH HOUSE
Poetici, ipnotici! I Beach House ci fanno sognare ma non sono certo dei tipi da spiaggia.
3. BEACH FOSSILS
Hanno cambiato formazione così tante volte che non sappiamo più chi siano. Però, che dire, sono ragazzi, e sono pure bravi. Ma stiamo parlando di spiaggia e, nonostante i pantaloni con i risvoltini, i Beach Fossils non passano la selezione.
4. BEACH BABY
La spensieratezza degli anni Sessanta mescolata allo stile degli anni Novanta: le canzoni dei Beach Baby si appiccicano addosso come la sabbia bagnata. Da londinesi avranno visto poco sole, ma la spiaggia ce l’hanno dentro.
5. BEACHWOOD SPARKS
Il country da spiaggia che ti fa prendere bene. Dal 1997. Bollino Sub-Pop.
6. THE BEACHES
Sì, sono veramente fighe, ma troppo impegnative per l’estate.
7. BEACH SLANG
Avete mai visto dei punk al mare? No. Infatti, in questa diapositiva i Beach Slang sono proprio dove non dovrebbero stare: in spiaggia.
8. BEACH GOONS
I Beach Goons sono i classici outsider del liceo, per questo sono anche quelli che ti svoltano la serata. E poi sono di San Diego, quindi si meritano un bel bollino verde.
9. DIRTY BEACHES
Il gioco di parole più banale che si potesse fare tra beach e bitch. Eppure Alex Zhang Hungtai non è affatto banale: le sue sonorità, un po’ ambient, un po’ no wave, si muovono come le onde che accarezzano piano la spiaggia. Ascoltate True Blue o Lord Knows Best: una festa in riva al mare può accompagnare solo. Adesso lo trovate qui
Potremmo continuare ancora per un po’ ma noi la finiamo qui. E voi, avete qualche altro nome da inserire nella nostra lista?
a cura di Laura Musumarra
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.