maxresdefault

Ci sono concerti che si aspettano con trepidazione e aspettative alte: quello dei Royal Republic è sicuramente uno di questi. Visti tre anni fa a Novara, mi innamorai istantaneamente del loro irresistibile mix di tamarraggine e rock’n’roll. A Milano ho ritrovato lo stesso gruppo con forse un pochino di esperienza in più, sicuramente più ironia e tanta tantissima grinta. Ad aiutare sicuramente anche la scelta della location: il Legend è piccolo, quindi intimo… e fa in modo di far sentire ai fan il sudore dei propri beniamini spruzzato direttamente sulla propria pelle.

Ad aprire le danze il folk-punk singer Tim Vantol (già Antillectual): grinta, voce e cuore. Set tirato di mezz’ora, cori e sorrisi.
I protagonisti della serata sono però i quattro svedesoni di Malmö. Un’ora e mezza di show senza interruzioni; quando infatti i musicisti si prendono qualche attimo di meritato riposo il leader Adam Grahn è sempre prontissimo nell’intrattenere il pubblico fra colloqui con l’uomo del weekend, la cui voce sembra provenire direttamente dal cielo, e storielle di vita vissuta quando ancora era insegnante di dodicenni dediti alla distruzione della melodia chitarristica dei tre accordi fondamentali.
…Ma veniamo alla musica. Si parte con le tiratissime “When I See You Dance with Another” e “Walk!” dal nuovo album per arrivare a quel piccolo capolavoro di rock’n’roll nordico che è “Make Love not War (If You Have to Make War Make Sure to Make Time to Make Love in Between)” in cui già solo il titolo scioglilingua è da Nobel, inoltre il brano sul finale si trasforma in una pomposissima “Get Up (I Feel Like Being a) Sex Machine” del padrino del funk James Brown. Si continua con un paio di vecchi classici per arrivare poi a “Weekend-Man”, la traccia che dà il titolo all’ultimo album, e al suo già citato siparietto e a “Everybody Wants to Be an Astronaut” cantata in coro dal pubblico italiano per la sentita emozione del buon Adam. Ancora due pezzi nuovi ed è il turno di “Addictive”, come tre anni fa suonata con un’acustica e cantata a cappella dall’intera band: una gioia per le orecchie e per il buonumore. Tre canzoni tirate e l’encore si trasforma praticamente in un togliersi la giacca a lato del palco da parte della band: le camicie dei nostri sono inzuppate da far paura! Il finale è affidato a tre nuovi brani (c’è da dire che il nuovo album è stato molto apprezzato dai presenti), a un siparietto in cui Adam descrive i diversi modi in cui in Europa il pubblico inneggia alla band (e soprattutto sull’imitazione dei russi c’è da spanciarsi dalle risate) e all’immancabile “Full Steam Spacemachine”.
Manco mezzanotte e mezza e si può andare a casa con il sorriso… Si è assistito a un signor concerto suonato da quattro signori musicisti e da un frontman eccezionale.
SCALETTA: When I See You Dance with Another / Walk! / Make Love not War (If You Have to Make War Make Sure to Make Time to Make Love in Between) – Get Up (I Feel Like Being a) Sex Machine (James Brown cover) / Strangers Friends Lovers Strangers / Underwear / Weekend-Man / Everybody Wants to Be an Astronaut / Any Given Sunday / People Say that I’m Over the Top / Addictive (acustica a cappella) / Kung Fu Lovin’ / Baby / Tommy-Gun / Here I Come (There You Go) / Follow the Sun / Getting Along / Full Steam Spacemachine

Andrea Manenti