Un po’ di punti fermi riguardanti i Goat ormai li abbiamo. Due album in studio registrati da loro stessi, un album live per far comprendere la loro realtà esplosiva e coinvolgente sul palco, un album di remix che li ha lusingati, la spiritualità legata alla loro musica, il loro senso della comunità, la loro volontà di celarsi come individui e darsi solo come musicisti, interpreti e veicoli della loro musica verso il mondo. Dal 2012, anno di “World music”, pare non si siano mai fermati, andando ben oltre la dimensione della provincia a nord della Svezia da cui provengono. La loro idea iniziale era quella di “provare a fare album”, non avendo in origine la loro musica un’effettiva forma canzone, ed era anche quella di “provare a vedere come vivevano un tour”, non avendo mai vissuto un’esperienza concreta di concerti dal vivo se non in Svezia, poche volte, pur essendo praticamente cresciuti suonando insieme.

Ci hanno provato dunque, e mi sembra palese che ci siano anche ben riuscti, tanto che a Ottobre uscirà il loro terzo album “Requiem” e quest’anno hanno aperto il Primavera Sound al forum (tra le altre cose e presto li rivedremo anche in Italia, in occasione del Todays festival, il 26-27-28 Agosto, a Torino).

Fin qui, quindi, tutto chiaro. Ma con un lavoro nuovo in uscita, ho provato a farmi dire di più.

 

Intro. Potevo chiedervi delle maschere, delle vostre influenze musicali, delle radici spirituali, ma credo siate stufi di ripetere sempre le stesse cose. Quindi, magari, provate a dirci qualcosa che ancora non conosciamo…

Donald Goat: Grazie! Finalmente non devo rispondere alle domande sulle maschere! Però posso dirti che i Goat stanno per imbarcarsi in un lungo viaggio. Non posso dirti dove, ma l’intera comune si sta trasferendo da Korpilombolo a un’altra parte del mondo.

Dopo i due titoli programmatici “World Music” e “Commune”, il vostro terzo album, in uscita ad Ottobre, s’intitolerà “Requiem”. Un po’ smarrita, vi chiedo, cosa dobbiamo aspettarci?

DG: E’ un doppio album, più radicato alla terra che nello spazio. E’ un album che non catturerà al primo ascolto, ma confidiamo che cresca come succede a molti album doppi. Abbiamo provato a fare un album di questo tipo stavolta. E’ stata una sfida ma ora ne siamo felici. Il tempo ci dirà se ci siamo riusciti del tutto.

Lo chiedo anche perchè tra i titoli c’è quel “Goodbye”…

DG: I cerchi si chiudono. Nel cielo si sono visti i segnali. E’ ora di andare avanti.

A parte la fortissima componente di spiritualità, cos’altro ispira le vostre canzoni?

DG: Tutte le espressioni positive della cultura umana. Qualche volta anche quelle più oscure. La storia umana e il futuro. La musica d’ogni dove e tempo.

Ovviamente prima che musicisti voi siete delle persone. Come vi ponete davanti ai fatti del mondo, quelli bruttissimi e quelli belli, ed entrano in un modo o nell’altro nelle jam da cui nascono poi le vostre canzoni?

DG: Sicuramente lo stato del mondo si riflette nella nostra musica dato che ci impegnamo parecchio a non filtrare la nostra creatività. Tutto ciò che viene inglobato verosimilmente poi rispunta fuori in qualche modo. Però non c’è nulla che pianifichiamo e quindi non saprei dirti come. Ma il come affrontiamo i problemi del mondo, sia come persone che come musicisti, è principalmente affidato al voler essere una forza positiva. Sia nella vita diogni giorno, in tutte le collettività siamo parte di una società, sia con la nostra musica.

L’ultima canzone dell’album, “Ubuntu”(*), è un’esortazione da parte vostra a chi vi ascolta?
DG: Sì. Per me porta un messaggio importante. Non sono ciò che sono senza di te. Non siamo noi stessi senza gli altri. Siamo un’anima collettiva che dipende da quella di un’altro e se tu non stai bene, anche io non sto bene.

E voi, personalmente, come applicate questo concetto etico-filosofico alle vostre vite?

DG: Appunto con l’essere consapevoli che la compassione e lo stare insieme è l’unico modo per l’individuo per essere un’esistenza completa. Un’esistenza felice. Puoi applicare L’Ubuntu su moltissime situazioni della vita di ogni giorno e subito capisci che ti rende più contento e tranquillo. Basta essere consapevoli della filosofia. Io ci sono perchè ci sei tu. Aiutarsi l’un l’altro. I tuoi figli sono i miei figli e siamo tutti responsabili gli uni degli altri.

Concludo con un’ultima domanda/preghiera. Oltre ai nuovi singoli, smaschererete qualche altro nuovo brano da “Requiem” al Todays Festival?

DG: Sì, testeremo altri pezzi nuovi quest’estate.

Grazie davvero per la vostra/tua disponibilità. Ci vediamo a Torino!

DG: Grazie a voi per queste domande e a presto!

(*) Ubuntu è un’etica o un’ideologia dell’Africa sub-Sahariana che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone. È un’espressione in lingua bantu che indica “benevolenza verso il prossimo”. È una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro.

A cura di Elisabetta De Ruvo
gustatevi il live per capire cosa vi aspetterà al Todays Festival