Buio, silenzio, attesa, grida, luci, APRITI CIELO!
Così inizia la tappa fiorentina del tour di Mannarino, venerdì 31 marzo. Dopo due anni dal tour “corde 2015” il cantautore romano si prende la scena su un palco a dir poco interessante. Certo, il sold out al Nelson Mandela di Firenze ha fatto le sue vittime. Da qualche giorno la pagina dell’evento su Facebook era carica di richieste disperate di fan ritardatari in cerca di biglietti. E una volta dentro il teatro, il sold out è stato tangibile e manifesto agli occhi di tutti.
Il teatro pullulava di persone di ogni età, famiglie con figli, giovani adolescenti, e giovani un po’ meno giovani in attesa dell’inizio della performance dell’artista romano.
Rispetto ai precedenti concerti in cui il cantautore divideva lo spettacolo in due parti, la prima lenta e la seconda movimentata. Per questo tour, Mannarino ha seguito un concept più tradizionale, alternando ballate a pezzi più energici, iniziando con i più importanti successi del suo ultimo album, come “Gandhi” e “Babalù”.
La parte finale del concerto è stata invece riservata ai suoi brani più popolari: “Serenata lacrimosa”, “me so mbriacato”, “il bar della rabbia”, “statte zitta” e “Scetate vaió” e una raffinatissima “Fatte bacià” acustica, con la sola chitarra a fargli compagnia su un palco buio e suggestivo. E proprio di fronte ai lumini che ondeggiavano nelle mani dei fan accaldati, i brani sono scivolati verso la fine, coinvolgendo in un crescendo di emozioni il pubblico per più di 2 ore e senza una sola piccola sosta.
È un Mannarino che coccola, sebbene parli molto poco e preferisca comunicare con la musica. È un Mannarino che si lascia anche coccolare dal pubblico. I bis come “statte zitta” e “Marylou” hanno messo a nudo il cuore del cantautore romano che ha rinsaldato ancora di più il rapporto intimo con i fan della Toscana.
Per questo tour Mannarino si fa accompagnare da musicisti preparati, Mauro Refosco alle percussioni (Red Hot Chili Peppers, Thom Yorke, Joey Waronker), alla batteria Puccio Panettieri (Max Gazzé), Renato Vecchio al sax, Antonino Vitali alla tomba, mentre Giovanni Risitano e Paolo Ceccarelli si sono dedicati a chitarra e cavaquinho (oltre che all’ukulele). Infine Mauro Menegazzi alle tastiere, Nicolò Pagani a basso e contrabbasso e Alessandro Chimenti al ronroco (googlatelo).
Di notevole impatto e coinvolgimento è stata la performance delle tre coriste: Azzurra, Simona e Ylenia Sciacca hanno incantato il pubblico rivelandosi le vere compagne di viaggio di Mannarino. Le coriste non si sono limitate al semplice accompagnamento ma hanno duettato in più occasioni con il cantante e hanno ballato sul palco con eleganza e sensualità al tempo stesso.
In “Vivere la Vita”, Mannarino sostiene che la vita è una grande ubriacatura e che quando ti riprenderai dalla sbornia però non ti ricorderai più niente. Per questo conviene godersi appieno il suo concerto, le sue note e le sue melodie, ubriacandosi di musica fino a farsi girare la testa, perché è lì che si perde il controllo e che si entra in contatto con la sua poesia. Mannarino il cantautore e poeta romano ce l’ ha fatta anche stasera!
E come direbbe Mannarino per salutarci: “Marylou tutti i marinai gridano ai lov iu!!!!!”
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.