Un bosco pieno di cose belle: i Canova e le loro storie
Ieri sera siamo stati al WOODOO FEST, il festival musicale più grande della provincia di Varese, a Cassano Magnago, organizzato dall’Associazione Le Officine: cinque sere piene di musica ma non solo, un mondo incantato che riappare a metà estate ogni anno, nella parte più a sud della provincia dei laghi.
Alla quarta edizione, quest’anno WOODOO si è riconfermato un’oasi di felicità, fatta di piccole #cosebelle e di grandi nomi, tra Ex-Otago e trasferelli, Giorgio Poi, amache e lucine, Zen Circus, Edda, cornici di fiori e un finale felicissimo, che non passa così facilmente“come il silenzio o l’innamoramento”, con protagonisti i Canova.
Il day 5, domenica 23 luglio, ha visto sul “Big Foot Stage” Giorgio Poi e Gazzelle, che hanno suonato a lungo, creando l’atmosfera giusta per gli headliner della serata – anche se il live di Gazzelle non ci ha lasciato molto soddisfatti. Le sue canzoni ci piacciono finché rimangono confinate nella nostra cameretta o in macchina.
I Canova, invece, sembrano finalmente aver “trovato la felicità”, ed è una felicità contagiosa: la band milanese che scrive storie con prospettive meravigliose che puntualmente in diversi pezzi vengono smontate alla strofa numero tre, ha chiuso Woodoo con un bellissimo live, dove smettere di saltare era pressoché impossibile.
Da Aziz a Portovenere fino a Threesome (con una infinità di pa-pa-parapara-pa-para-pa), Matteo, Fabio, Federico e Gabriele quest’anno hanno fatto un “upgrade di stage. Ci hanno accolto nel loro mondo per quasi un’ora, tra parole normali, ma tanto tanto belle, ricordi sfumati e suoni che portano altrove, ma sanno di casa.

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.